Bologna, 23 dicembre 2021 – L’intervista che segue l’abbiamo raccolta poco prima del XXX Memorial Dalla Chiesa: due chiacchiere con li vincitore dell’ultima edizione sono sempre d’obbligo.
Ma come sempre scambiare qualche pensiero con l’appuntato scelto q.s. dell’Arma Bruno Chimirri diventa anche un piacere.
Bruno Chimirri, 50 anni compiuti da poco, è un uomo da squadra, di quelli che trasformano la pressione dei momenti critici a proprio completo vantaggio e capace di prendersi la responsabilità di trascinare i compagni.
Dalla indimenticabile vittoria in Coppa delle Nazioni a Dublino 2016 con Piergiorgio Bucci, Lorenzo de Luca ed Emilio Bicocchi ha dato prova di una maturità agonistica che lo ha portato, da istintivo che era, a diventare un cavaliere estremamente concreto.
Che sia nella mentalità che nel modo di montare non lascia nulla al caso e ha affinato una precisione chirurgica nel considerare ogni dettaglio, ogni particolare.
Lo abbiamo sentito al telefono per questa intervista il 29 novembre scorso, attacchiamo con una domanda interlocutoria: dove si trova?
“A Torino” ci spiega Chimirri, “sto tenendo uno stage per alcuni giovani cavalieri dai 25 anni in giù: mi piace insegnare, mi diverte molto. Un paio di loro verranno anche al Memorial dove ci sarà anche mia figlia: sarò davvero molto impegnato quest’anno al G.e.s.e.” .
Un papà istruttore: non è così facile ricoprire i due ruoli contemporaneamente.
“Per me è una grande soddisfazione: Elisa viveva in Francia, è partita dall’Italia quando aveva 4 anni. Sto imparando a fare tutto quello che deve fare un papà: è tornata che ne aveva 17, avevo un po’ paura e non sapevo se sarei stato in grado di affrontare la situazione. Ma sono stato fortunatissimo, andiamo d’accordo in un modo straordinario. A volte è lei che fa da papà a me, a volte a me tocca di accompagnarla che so, dall’estetista e le prime volte mi sentivo un po’ strano. Ma è fantastico, veramente fantastico essere il suo papà“.
Quali cavalli porterà al Master d’Italia?
“Due cavalle italiane, Calliffa Mild e Samara, entrambe molto competitive. Samara ritengo sia veramente importante: mi sono dedicato molto a lei, l’ho in scuderia dai suoi 4 anni. Ho cercato di gestirne bene la crescita, con calma, senza sbagliare gli step e fissando ogni gara al momento giusto. Adesso ha 7 anni, ha già fatto due GP 150: uno lo ha vinto e nell’altro ha fatto zero, se non ero io che commettevo una incomprensione nei suoi confronti vincevamo anche quello“.
Ed è già qui al Memorial Dalla Chiesa.
“Sono affezionato a questo evento: per quello che rappresenta anche per l’Arma e che ricorda, per la sua missione sociale. In più l’ospitalità del Gese è straordinaria, tengo a ben figurare. Ma c’è anche un altro motivo: il Memorial porta sempre fortuna ai miei cavalli che iniziano bene la carriera qui. Dove ho vinto con Landknecht nel 2001, Noureiv Folatiere nel 2010, Tower Mouche nel 2020: sì, mi piace molto tornare al Memorial Dalla Chiesa“.