Milano, 21 gennaio 2018 – Dieci giorni fa abbiamo pubblicato la notizia della morte di Dolly Everett, suicida a soli 14 anni perché perseguitata dai cyber-bulli: qualcosa di così doloroso che fa paura pensarci.
Elena Giulia Montorsi, esperta in Psicologia dell’Adolescenza e della Famiglia oltre che psicoterapeuta e psicologa dello sport che collabora da tempo con la nostra rivista, ci ha aiutati ad approfondire l’argomento: perché c’è qualcosa che possiamo fare, anche noi, per impedire che accadano cose orribili come quella che è successa a Dolly.
E i cavalli, i nostri sempre fedeli amici cavalli, ci sanno aiutare anche in questo caso…
Dottoressa Montorsi, che cos’è il cyber-bullismo?
“È il bullismo perpetrato attraverso il Web, ovvero servendosi di una tastiera, che porta persone – giovani o adulte – apparentemente normalissime e per bene a sentirsi potenti insultando altri. Non si tratta più di dire la propria opinione, si tratta di offendere reiteratamente gli altri senza curarsi di ciò che potrebbero vivere andando a leggere certi commenti, frasi o imprecazioni”.
Quali sono le differenze con il bullismo nel mondo reale?
“Due sono le macro differenze. La prima: il bullismo c’è sempre stato mentre il Cyberbullismo è arrivato con l’avvento dei social. La seconda: nel bullismo quando insulto o picchio o denigro una persona lo vedo negli occhi mentre lo faccio, mentre da dietro una tastiera non vedo più neanche le emozioni che questo prova perché mi nascondo. Sembrerebbe quasi che il bullo sia meglio perché vede le emozioni dell’altro, ma è errato: perché il bullo si dissocia mentalmente da quello che sta facendo come se non si rendesse conto, il cyberbullo invece sa benissimo che sta facendo del male e nella maggior parte dei casi vuole proprio vomitare addosso all’altro la sua sete di vendetta e insicurezza verso il mondo. Ci sono moltissimi gruppi su Facebook in cui si inneggia all’insulto libero verso persone e personaggi pubblici, vi stupireste nel sapere quanti fra gli amanti dell’equitazione ne fanno parte adducendo come scusa il fatto che sia solo un gioco e un innocente prendere in giro”.
Come si riconosce un bullo?
“Non mostrano pietà e sentimenti verso gli altri. Quando gli viene chiesto il motivo del loro comportamento dicono che la vittima se l’è meritato. Insultano le persone senza motivo e sono convinti che la vittima si meriti tutto questo. Esatto, questa è la cosa grave, sono convinti che la vittima sia uno “sfigato” tale da meritarsi tutto questo. “Ma lo vedi com’è?” “Uno così devi farlo fuori!” “È una sfigata, guarda come si veste e poi si comporta in quel modo, se lo merita di essere insultata, deve capirlo che deve uscire dal mondo!”, questi sono i loro commenti tipici”.
Cosa si deve fare quando si è vittime di questo tipo di atteggiamenti?
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Capire che i deboli sono quelli che prendono in giro, non chi le offese le riceve.
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Chiedere sempre aiuto ad amici, parenti o terapeuti.
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Denunciare quando le molestie sono reiterate, perché spesso diventano minacce e talvolta succede l’irreparabile.
Cosa possiamo fare quando ci accorgiamo che qualcun altro è la vittima di molestie e vessazioni, quale è l’approccio più produttivo e utile?
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Difenderlo (mai in modo aggressivo), quando le vittime vedono una o più persone mettersi dalla loro parte si sentono più forti e possono reagire.
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Farlo ragionare sul chiedere aiuto
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Fargli sentire tutto l’affetto possibile
Che parte possono avere i cavalli nell’aiutare chi ha bisogno di ricostruire se stesso dopo aver subito questo tipo di distruzione psicologica?
“I cavalli non hanno una parte, hanno LA parte. Il potere dei cavalli è quello di non giudicare la persona per ciò che ha, ma per ciò che è. Sono anni che ormai i cavalli vengono usati come co-terapeuti nell’aiuto di adolescenti con disagio sociale o disturbi del comportamento alimentare. Non confondete questa attività con la pet therapy o la riabilitazione equestre. I cavalli sono il nostro specchio e possono mostrarci le nostre parti più profonde aiutandoci a diventarne consapevoli prima e migliori dopo.
Secondo lei ci sono i prodromi di qualche cyber-bullo anche tra i commentatori dei social ad argomento equestre, come la nostra pagina Facebook ad esempio? se sì, come li si riconosce?
“I personaggi pubblici che hanno pagine FB sanno che non saranno mai esenti dall’insulto libero, dalla calunnia e da attacchi di persone gelose del loro successo. Se posti qualcosa che non piace certe persone si sentono in diritto di dirlo, ma alcuni hanno buon modo (e questo va bene), altri invece non vedono l’ora per prendersela con te e darti addosso. Purtroppo è pieno di persone che vomitano il loro livore e la loro frustrazione su chi si espone. Ciò che mi fa arrabbiare è che molti pensano, “se vuoi fare il personaggio pubblico devi essere pronto alle critiche!” Peccato che gli stessi che lo dicono siano i primi a insultare e non criticare. Basti vedere i gruppi equestri in cui dilaga la maleducazione. Ci sono i prerequisiti per il cyberbullismo? Si, purtroppo si”.
Ringraziamo di cuore la dottoressa Elena Giulia Montorsi, qui il suo blog: e confidiamo nel contributo di altri amici sull’argomento….stay in touch!