Verona, 17 novembre 2021 – Terzo gradino del podio al Gala Italiano di Fieracavalli 2021, ma quel gradino è troppo piccolo per contenerli tutti.
Stiamo parlando dei Butteri d’Alta Maremma, un gruppo che ha portato ancora una volta al padiglione A.i.a. la storia più vera della Toscana.
Una storia che è arrivata viva sino a noi grazie alla sapienza e alle capacità trasmesse di generazione in generazione: perché allevare vacche e cavalli è difficile, come è difficile trattare una terra amara come Maremma.
Ma spesso le cose difficili diventano preziose, e tra i tanti tesori toscani ci sono i cavalli Maremmani e le vacche della stessa terra.
Questo numero vedeva protagoniste proprio due vacche maremmane, Gioia e Grazia: con il loro incedere da regine hanno dato il tempo a tutta la prima parte del numero, e i butteri a cavallo erano il loro nobile seguito.
Poi le vacche sono state aggiogate al carro con tutta la solennità che hanno gesti tanto antichi, e i cavalieri e le amazzoni si sono scatenati al galoppo e intrecciati in un carosello di precisione fina.
Ma il carro toscano era sempre lì al centro di tutto con sopra un nonno, un papà, una mamma e un bambino.
Perché le generazioni sono come le corde di canapa con cui si guidano le bestie aggiogate al carro: i refoli che le compongono sono più corti della corda stessa, lunghissima e forte perché quei benedetti refoli stanno uno a fianco dell’altro.
Almeno per un po’, almeno per una parte della loro lunghezza, uno inizia prima, l’altro dopo ma per un po’ sono vicini.
E’ questa la forza di quella corda che è la storia, e che sia la storia di una terra o di un cavallo o di una regione non ha importanza.
E’ stare vicini, vivere insieme almeno per un pezzo della nostra strada e parlarci mentre camminiamo.
Così che sono arrivati sino a noi i cavalli Maremmani, il lavoro dei butteri, la loro elegantissima sobrietà e la loro asciutta gentilezza.
Quando vedo un gruppo di appassionati della monta da lavoro maremmana mi accorgo spesso di una cosa: più sono bravi, più sanno usare il cappello che fa parte del loro tipico abbigliamento.
Salutano togliendolo in varie gradazioni a seconda del caso, con un garbo che ogni volta mi fa pensare che tutti gli uomini dovrebbero sempre portare qualcosa in testa, fosse anche solo per questo.
Ma non tutti gli uomini sanno portarlo bene come loro, come certi butteri: come quelli dell’Alta Maremma.
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