Siena, 3 maggio 2021 – Ne avevamo parlato pochi giorni fa per una delle nostre serata Cavallo Magazine Live.
Ci riferiamo a lui, il gigante gentile della zootecnia italiana: il Cavallo Agricolo Italiano da tiro pesante rapido, che sta conoscendo un ritorno, dapprima timido ma ora sempre più sicuro, al lavoro per cui è nato.
L’argomento era piaciuto così tanto che Anacaitpr ha pensato di approfondirlo e ci ha mandato un articolo, che condividiamo volentieri con voi: buona lettura!
Il “ritorno” del cavallo nelle aziende agricole è forse un fenomeno poco conosciuto, ma che nel mondo equestre è invece una realtà che sta avendo sempre maggior risonanza.
Non ci si riferisce alle scelte di carattere culturale e di stile di vita che connota alcune realtà agricole peraltro molto interessanti, ma ad attività imprenditoriali ben orientate al mercato.
In particolare, al riguardo spicca il comparto vitivinicolo di altissima qualità e ad aziende che producono vini molto noti a livello globale e di
altissima gamma.
Molte aziende in Italia, ed ancora più all’estero, si sono progressivamente orientate alla scelta di riservare almeno una parte delle loro superfici viticole al lavoro animale nell’ottica di produzioni biologiche o, comunque, caratterizzate da un elevato tasso di eco-sostenibilità.
La scelta non è poi priva di risvolti legati al marketing vinicolo ed all’enoturismo o, più in generale, al turismo eno-gastronomico che, negli ultimi anni, si sta più rivelando uno dei settori turistici più promettenti negli ultimi anni.
Scelte, quindi, solidamente ancorate al risultato economico.
Una scelta di questo tipo, come del resto tutte le riconversioni organizzative ed imprenditoriali, necessita di una corretta ed approfondita programmazione e della disponibilità di professionalità adeguate.
Il ritorno del cavallo in agricoltura vede il CAITPR come uno dei protagonisti grazie anche al suo back-ground selettivo di razza da lavoro ed alle sue
prestazioni.
Una sorta di ritorno all’antico ma interpretata i chiave moderna.
Nulla di meglio per spiegare questa realtà che lasciare la parola ai protagonisti di una realtà viti-vinicola di Montalcino, areale di produzione che
non ha bisogno di alcuna presentazione, dove un gruppo di aziende ha optato con estrema precisione e programmazione per destinare i loro vigneti
alla lavorazione con cavalli.
Le impressioni dei protagonisti
Francesco Mulinari Azienda viti-vinicola L’Aietta – Montalcino (Si)
“Il ritorno al lavoro a trazione animale é una scelta di vita ma anche imprenditoriale. Lavorare con i cavalli permette una sana gestione del suolo ed alcune
lavorazioni sono più veloci che con il trattore. Naturalmente non é tutto oro quello che luccica, e forse, non fossimo a Montalcino, areale vitivinicolo ad alto potenziale e valore aggiunto, non credo che ci saremmo spinti in questa avventura. Si perché di avventura si tratta, e come tutte le situazioni poco
conosciute ci ha regalato momenti di adrenalinico sconforto. L’animale non é un trattore, va costantemente allenato, tenuto in forma, ferrato, accudito, ascoltato e rispettato, e questo lo si scopre pian piano, ascoltandolo soprattutto. Il percorso é stato ed é tuttora lungo e tortuoso, ma i benefici sono molteplici, e lavorare in un ambiente dove la remunerazione dello sforzo lo permette, rende questa “scelta” ecosostenibile e rispettoso per l’ambiente.
I benefici al terreno sono molteplici:
– “ascoltando” il cavallo ed i suoi sforzi si eseguono lavorazioni soltanto in perfette condizioni di “tempera”, quando il terreno non é troppo duro o troppo
bagnato; si riduce il compattamento del suolo, che riacquista pian piano efficienza microbiologica e migliorano le caratteristiche chimico-fisiche;
– lavorando con i cavalli si ridistribuiscono i soldi nel territorio, maniscalchi e veterinari, fabbri ed artigiani del luogo, anziché gasolio e trattori delle
multinazionali.
– durante i periodi di stasi ei lavori agricoli, impieghiamo i cavalli per passeggiate e degustazioni in carrozza, sfruttando le opportunità offerte dall’enoturismo.
Per fare tutto ciò, abbiamo scelto la razza da tiro Italiana, il CAITPR, esuberante e potente equino, non forse adattissimo da subito a tutte le
lavorazioni in vigna ma dotato di grande carattere e docilità, e poi un po’ di sano campanilismo delle nostre belle razze non guasta mai”.
Chiara Chiucchiù addetta alla gestione dei cavalli ed alle attività di lavorazione agricola.
“La presenza di cavalli attaccati all’interno di un’azienda, inoltre, come già scritto in precedenza permette di proporre delle attività alle famiglie
dove nessuno “viene lasciato a piedi”. Quello che però è difficile da far vedere e comprendere ai visitatori è tutto il lavoro che vi è dietro
alla passeggiata in carrozza. A monte di tutto il progetto infatti c’è la scelta e l’acquisto del cavallo compito talvolta difficile e di grandissima responsabilità. Anche se in Italia vi è una consistente presenza di cavalli, le razze che meglio si prestano al lavoro agricolo e al traino sono molto limitate. Quello che è certo è che, tra quelle italiane, il CAITPR rappresenta una vera e propria “punta di diamante”.
Una Razza nata per il lavoro agricolo e selezionata per questo scopo da quasi un secolo. Va detto che con l’avvento della meccanizzazione delle aziende agricole, il CAITPR non venne più utilizzato come cavallo da lavoro, bensì vista la sua mole e robustezza, iniziò ad essere allevato solo per la produzione di carne ma senza però perdere i suoi connotati specie di temperamento al lavoro originari .
Negli ultimi due decenni, infatti, grazie alla riscoperta degli attacchi amatoriali, in parchi aziende e riserve, il CAITPR si è ritrovato a svolgere il compito per cui era stato selezionato. Inoltre, si è aperta un’altra interessate nicchia, in quanto un numero crescente di aziende ha deciso di riportare i cavalli nelle lavorazioni agricole e boschive ed è proprio in queste nuove realtà che nasce la mia figura professionale.
Da semplice appassionata di attacchi, ho orientato la mia specializzazione alla trazione animale in agricoltura dando spazio anche all’addestramento del cavallo dapprima agli attacchi in generale e poi al “cavallo agricoltore”. Vi è una sostanziale differenza tra il cavallo che sa trainare una carrozza e un cavallo che sa anche lavorare in agricoltura.
Al momento della scelta del soggetto da attaccare il primo requisito che si va a ricercare è il fatto che si tratti di un cavallo caratterialmente stabile e quindi dotato di spontaneo senso di collaborazione ed di disponibilità, ma soprattutto che non sia incline a timori eccessivi che potrebbero portare ad atteggiamenti di difesa che potrebbero rivelarsi molto pericolosi per l’operatore.
Una volta individuato il soggetto si può iniziare l’addestramento la cui durata varia a livello individuale. E’ necessario quindi adattare la fase di
addestramento all’individuo-cavallo con pazienza ed attenzione nei suoi confronti. Sarà proprio in questo arco di tempo che il cavallo mostrerà la sua
attitudine al lavoro ed è anche il periodo più appagante per il suo addestratore perché, a poco a poco, viene a formarsi quel binomio uomo-cavallo che è alla base di qualsiasi attività equestre che fa del cavallo un compagno di lavoro.
Per passare ad aspetti più strettamente aziendali, economicamente è più sostenibile il lavoro di un solo operatore con due cavalli in pariglia.
Ma è anche possibile trovare un operatore e un cavallo. Queste diverse impostazioni di lavoro sono decisioni dettate dall’ampiezza delle superfici da lavorare, dalla tipologia di terreno che avremo e dalle pendenze di esso. Va da se’ comunque, che l’uso del cavallo o dei cavalli in agricoltura
può essere un’alternativa economicamente vantaggiosa nelle colture a filare, nelle colture orticole ed anche nelle serre con buon valore aggiunto. Per
quanto riguarda invece le lavorazioni in campo aperto la trazione animale può essere presa in considerazione in presenza di piccoli appezzamenti o poderi
di piccole dimensioni non potendo contendere il primato di efficienza ai mezzi di coltivazione motorizzati.
Altro aspetto da considerare è la professionalità degli operatori. Infatti, se è vero che in questo ultimo periodo la domanda di cavalli per le lavorazioni
agricole sta aumentando, sempre di più è vero anche però che risulta molto difficile trovare il personale che voglia riscoprire e dedicarsi al lavoro con i
cavalli, dotato di professionalità adeguata, e disponibile a quel rapporto di simbiosi/binomio che inevitabilmente ne consegue. Purtroppo vi è la
mancanza pressoché totale di percorsi formativi specifici anche se si ha ragione di ritenere che lo sviluppo del settore possa dare seguito ad iniziative
di formazione professionale”.
Qui il sito della Ancaitpr, e qui il video della serata dedicata ai biondoni nazionali