Milano, 1 ottobre 2019 – Si è svolto a Milano, alla Scuola Militare Teulié, il convegno dal titolo “Federigo Caprilli: sempre attuale”, il quarto della serie di incontri sul tema -dopo quelli di Torino, Modena e Roma- a cura del Centro Studi della Federazione Italiana Sport Equestri. Alla Scuola Militare Teuliè sia il tavolo dei relatori che il parterre erano quelli delle grandi occasioni: giornalisti, addetti ai lavori, rappresentanti della Forze Armate e delle Istituzioni sportive, nonché un folto stuolo di cadetti della Scuola Teulié. Nel ruolo di moderatore c’era il consigliere federale Ettore Artioli, che del Centro Studi Fise è il presidente. Accolti dal comandante della Scuola, Colonnello Daniele Pepe, non a caso ufficiale di cavalleria, e dopo il benvenuto del presidente della Fise, Marco di Paola e di quello del Comitato Fise Lombardia, Vittorio Orlandi, hanno parlato il colonnello Claudio Romano, comandante del Centro Militare di Equitazione di Montelibretti, indi il più grande interprete vivente del caprillismo, Mauro Checcoli, doppio oro all’Olimpiade di Tokyo 1964, poi due volte presidente della Fise e fondatore dell’Accademia Caprilli.
Il tema dell’attualità di Caprilli e della tecnica da lui codificata, passata alla storia come “sistema naturale di equitazione”, è stato sviscerato da Checcoli tramite una sequenza di citazioni ed esemplificazioni, puntualmente documentate da fotografie d’epoca. Grazie a questa lucida e chiara esposizione la figura di Caprilli e i riflessi del suo operato sull’equitazione mondiale sono venuti alla luce in tutta la loro vastità e implicazioni. Mentre le immagini scorrevano sul mega-schermo alle sue spalle come puntuali riscontri di quanto stava spiegando, Checcoli ha raccontato -date, luoghi e nomi alla mano- come una schiera di allievi e seguaci di Caprilli abbiano “esportato” la sua tecnica in Francia (Alvisi), in Irlanda e in Inghilterra (Paolo Rodzanko, scudiero dello Zar che aveva studiato nella “sezione stranieri” della Scuola di Pinerolo), in Germania (Schridde, in tempi più recenti), negli Usa (De Nemethy), in Messico (Cacciandra) e via dicendo.
Checcoli ha citato anche la medaglia d’oro ottenuta alla X Olimpiade di Los Angeles del 1932 (gara svolta al Rose Bowl di Pasadena) dal giapponese Takehichi Nishi con un cavallo di nome Uranus, cedutogli da Yasushi Imamura, un ufficiale che aveva frequentato in Italia la “sezione stranieri” della Scuola Militare di Pinerolo e Tor di Quinto e aveva acquistato lì Uranus, soggetto di formazione caprilliana, cioè italiana, come del resto era caprilliana la tecnica del cavaliere giapponese vincitore dell’oro di Los Angeles.
In proposito, chi scrive -cresciuto a “pane e Caprilli” dal momento che il mio primo direttore nel mensile “Lo Sperone” (all’epoca l’unico periodico di equitazione in Italia) ” fu Lucio Lami, inviato de Il Giornale di Montanelli e fondatore della L.L. Edizioni Equestri, casa editrice specializzata- si permette di aggiungere una ulteriore citazione: la figura del barone giapponese Nishi, vincitore dell’oro di Los Angeles ’32, è presente nel recente film “Lettere da Iwo Jima”, per la regia di Clint Eastwood. Il film mostra come Nishi, parente dell’imperatore Hirohito, ufficiale di cavalleria, popolarissimo presso i suoi soldati, portò con sè sull’isola di Iwo Jima il suo amatissimo cavallo Uranus, da cui era incapace di separarsi. E descrive come entrambi perirono nella terribile battaglia che si scatenò quando i marines americani sbarcarono sull’isola: il cavallo morì sotto i bombardamenti, il barone Nishi per le ferite riportate.
Questo ci ricorda anche che il metodo di Caprilli (prima di Caprilli i concorsi ippici non esistevano, solo in seguito fu applicato allo sport) era stato studiato inizialmente quale tecnica militare: permetteva di “mettere in sella” i cavalieri in pochi mesi anziché in un anno, consentiva a un reparto di muoversi su qualunque terreno e superare qualsiasi ostacolo, dunque la Cavalleria diveniva uno strumento bellico formidabile, inarrestabile e innovativo sul piano tattico. Un po’ come l’odierno impiego degli elicotteri. E ciò spiega perché gli eserciti di tutto il mondo mandassero i loro ufficiali a studiare questa tecnica alla Scuola di Pinerolo.
Quella di Checcoli è stata una appassionata descrizione, prima storica e poi man mano anche tecnica, del metodo di Caprilli e della sua efficacia. Un metodo che anche Eleonora Ottaviani, nota come direttore dell’ International Jumping Riders Club, la celebre associazione che riunisce e rappresenta i cavalieri e i campioni di tutto il mondo (e che sostiene e implementa il Fei-Rolex Riders Academy, scuola internazionale per la formazione di giovani talenti) un metodo, dicevamo, che la Ottaviani ha confermato di ritrovare tutt’oggi nell’equitazione di diversi Paesi (Germania, Svezia, ecc.) dove nella formazione dei futuri tecnici e istruttori è in uso il codiddetto “Caprilli Test”.
Scoprire, dalle parole di un campione olimpico e di una dirigente sportiva di massimo profilo come dopo 130 anni Caprilli e il suo “sistema” siano tutt’ora presenti nell’equitazione contemporanea, ossia quella dei campioni che oggigiorno vincono le Fei World Cup e i Global Tour, ha letteralmente affascinato la platea e, al termine di questi interventi, gli applausi sono scrosciati calorosi.
Non è mancato un intervento per descrivere l’evoluzione della sella: affidato alle simpatiche descrizioni di Caterina Mutinelli, quarta generazione di famiglia a capo della Selleria Pariani (“since 1903, Milano), che elaborò i modelli di sella adottati in tutto il mondo per saltare secondo il metodo caprilliano (i francesi la chiamavano sella Danloux perché adottata dall’omonimo cavaliere, che in realtà usava una sella modello Pariani).
Poi il colonnello Giuliano Bacco ci ha descritto Caprilli come antesignano dell’etologia equestre: il suo studio sulla meccanica e sugli equilibri del cavallo, la scoperta caprilliana che “… è ’uomo che deve adattarsi alle variazioni di equilibrio del cavallo, non viceversa…” hanno precorso gli attuali studi e metodi sul rapporto “prsicologico” con il cavallo, che hanno portato a un sempre maggiore rispetto e tentativi di comprensione di questo straordinario partner sportivo.
L’ultima sezione del convegno è stata la testimonianza sugli sviluppi odierni della tecnica equestre da parte di alcuni campioni dell’equitazione. introdotti dal colonnello Andrea Mezzaroba, completista e già responsabile della nostra Nazionale di completo. Alle sue parole hanno fatto seguito le testimonianze degli azzurri Emilio Bicocchi (Centro Sportivo Aeronautica), Bruno Chimirri (Centro Sportivo Carabinieri) e Bartolo Ambrosione, completista che vanta esperienze olimpiche, ai Campionati d’Europa e quant’altro.
In chiusura Giuseppe Moretti, presidente dell’Anie, ha ricordato come questa associazione abbia istituito il “Premio Caprilli” che dall’ambito nazionale è diventato necessariamente internazionale dal momento che oggi la tecnica equestre si è globalizzata e in tutto il mondo si è uniformata, appunto sulla base del sistema di Caprilli.
Al termine del meeting consegna di riconoscimenti e un simpatico cocktail che ha permesso ulteriori scambi di idee fra gli intervenuti. C’è da augurarsi che quanto emerso dall’incontro meneghino, come dai precedenti e dall’ultimo che si svolgerà a Palermo, divenga sempre di più materia di approfondimento anche nell’ambito della formazione dei futuri tecnici e istruttori federali.
Chiudiamo con le parole del presidente Fise, Marco Di Paola: «Federigo Caprilli oltre ad essere stato un grande militare e un atleta valente, è stato l’inventore del nuovo rapporto con il cavallo, un rapporto moderno e collaborativo. Caprilli non è soltanto uno studioso, ma un pezzo della nostra storia. Per chi ha a che fare con i cavalli la cultura equestre diventa indispensabile”.