Parigi, 24 gennaio 2019 – E’ cominciato in Francia il processo che vede coinvolta la multinazionale francese Spanghero, di cui due ex-dirigenti assieme a due commercianti di carne olandesi sono accusati di aver spacciato per carne di manzo la carne di cavallo, più economica ma meno socialmente accettabile da molti come alimento, inserendola senza citarla tra gli ingredienti di diverse preparazioni poi distribuite su tutto il territorio europeo.
La truffa era stata scoperta nel 2013, mettendo in seria discussione la filiera della tracciabilità alimentare in Europa: sarebbero stati almeno 4.5 milioni i piatti pronti distribuiti in giro per il mondo da colossi alimentari come Findus e Merguez e che nascondevano al loro interno la carne equina.
Il cui consumo è una scelta non così ovvia dal punto di vista dell’accettabilità sociale: nei paesi anglosassoni è considerato quasi cannibalismo, è ritenuta sconsigliabile per i fedeli musulmani ed impura per gli ebrei.
In Italia il discorso è più complesso: la carne equina è generalmente stata considerata una carne poco ricercata, ai limiti della tollerabilità sia per antiche indicazioni religiose che per abitudine sociale; ma ci sono molte regioni dove la cucina locale prevede carne di cavallo e di asina nelle ricette più tradizionali.
Non cambia comunque il fatto più importante: che abbiamo il sacrosanto diritto di sapere cosa c’è nel nostro piatto, e che la blindatura della filiera alimentare è indispensabile per mantenere un livello di sicurezza accettabile nei prodotti che consumiamo.