Baranzate di Bollate (MI), 25 ottobre 2017 – Presso la II Casa di Reclusione di Bollate un seminario ha presentato primi risultati dello studio condotto da veterinari e psicologi dell’Università di Milano circa l’empatia e la regolazione degli impulsi dei detenuti che lavorano con i 40 cavalli della scuderia operante all¹interno del carcere.
L’attività equestre con i detenuti nel penitenziario di Bollate è diretta da Claudio Villa, grazie al progetto dell¹associazione di volontariato Asom, denominato “Cavalli in carcere”.
“Il lavoro svolto da cavalli e detenuti – come ha spiegato la Dott.ssa Emanuela Prato Previde, docente di psicologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell¹Università degli Studi di Milano – tende a sviluppare delle abilità e l¹autocontrollo. Inoltre aiuta a inibire le reazioni impulsive, a osservare il comportamento non verbale e infine sviluppa la capacità di assumere punti di vista diversi dal proprio e preoccuparsi dello stato emotivo del cavallo”.
Il cavallo è una preda, è sensibile agli stimoli potenzialmente minacciosi e comunica le proprie emozioni con segnali non evidenti. Per questo lavorare con loro – i detenuti frequentano un corso di mascalcia -, può aiutare i reclusi a sviluppare una ampia serie di abilità, fondamentali nelle relazioni interpersonali e possono essere valutate con test e questionari validati.
Fonte: comunicato Stampa Cavalli In Carcere