Bologna, 29 settembre 2023 – C’è un maestro sempre e costantemente attento a noi quando abbiamo un paio di redini tra le mani: ed è il cavallo.
Cominciando dai primi che abbiamo mai montato, magari quelli dei nostri esordi nelle lezioni di equitazione: maestri pazienti e quieti nella maggior parte dei casi.
A volte tempestosi e ancora non rassegnati alle rudezze di un cavaliere inesperto – ma quanto abbiamo imparato anche da un fugone un po’ malizioso, o da una piantata di protesta?
Per poi continuare con i professori del loro campo equestre: gli impagabili e preziosi cavalli che per talento, attitudine, generosità di carattere sono capaci di trascinare qualunque cavaliere al di sopra del suo normale livello di capacità.
Che non c’è niente come sentire un cavallo che si muove bene, e come reagisce agli aiuti, per capire com’è che si deve montare davvero e poi replicare la magia anche con altri cavalli, magari meno esperti.
Se ci guardiamo dentro ognuno di noi ne ha uno, o magari tanti, di questi maestri: abbiamo raccolto le storie di alcuni di loro, raccontate dai loro umani.
Jolanda Adelaar e Guus
Nata in Olanda ma con una mamma di origini italiane, Jolanda è una amazzone, addestratrice e istruttrice con una particolare predilezione per il Dressage.
Ottima comunicatrice, ha un sito e un blog molto seguiti. Ha tre cavalli in scuderia al momento, tra cui uno stallone Murgese grigio ferro testa di moro: Carletto, la star dei suo video con tutta l’opulenza barocca che lo contraddistingue.
Ma il suo primo cavallo è stato Guus, un pony Fjord: quello che segue è il racconto di Jolanda.
L’ho incontrato a un campo estivo quando avevo 12 anni: dopo un anno, ho convinto i miei genitori ad acquistarlo. Avevo trovato un pascolo per i bovini vicino a casa dove potevo sistemarlo e mi sono iscritta al pony club del mio quartiere.
Il primo giorno di lezione mi è stato fatto notare che Guus non era un pony sportivo.
“Come membro di questo pony club, è nostra intenzione che tu partecipi alle competizioni, e con un Fjord non andrai molto lontano quando fai le gare. I Fjord sono stati selezionati per il lavoro agricolo, non per lo sport”.
Non ho dato loro retta: dopo 2 anni avevamo già raggiunto la categoria nazionale più alta e siamo diventati anche campioni distrettuali regionali.
Quando sono diventata grande non ho mai cambiato Guus con un cavallo di statura, perché per me Guus significa molto di più di un semplice cavallo da competizione.
Per me vendere Guus sarebbe stato come vendere la mia anima.
Quindi ho continuato con lui, e tutti sono rimasti sorpresi quando ho iniziato anche a fare gare tra i cavalli con Guus.
Lui è diventato il primo pony Fjord nei Paesi Bassi nel livello Subtop di Dressage, ci hanno dedicato articoli sui giornali e Guus è diventato sempre più famoso.
Siamo anche stati invitati come ospiti speciale alla Coppa del Mondo FEI di dressage nel 2005: con un vestito fatto da me io e Guus ci siamo esibiti in piaffé e passage.
Nel campo di riscaldamento eravamo insieme a Isabell Werth e altri nomi di fama mondiale del mondo equestre: era davvero incredibile!
Guus mi ha insegnato a non credere nei pregiudizi.
Mi ha insegnato ad avere fiducia nel mio intuito.
Non mi sono mai potuta permettere il lusso di poter montare un cavallo maestro, che sapesse già fare tutto.
Guus l’ho addestrato io, nel pascolo tra le vacche e tutto ciò che ho insegnato a Guus l’abbiamo fatto entrambi per la prima volta, dal cambiamento di galoppo al volo sino ai piaffé e ai passage.
Guus mi ha insegnato che tutte le maggiori possibilità che hanno altri non sono importanti per realizzare i miei sogni.
La cosa più importante é credere nel tuo cavallo.
Ora Guus è con me da 27 anni, adesso ne ha 30.
Ancora oggi ricevo messaggi da persone ispirate dalla storia di Guus.
Lui non solo ha cambiato la mia vita, ma anche quella degli altri: era un semplice pony Fjord, ma è diventato una leggenda.