Chernobyl, 1 luglio 2019 – Anche cavalli di Przewalski e lupi tra i nuovi abitanti della zona di alienazione di Chernobyl, la cittadina ucraina dove nel 1986 avvenne il disastro nucleare più catastrofico mai registrato in una centrale: 35 morti accertati nell’immediato, più di 4.000 casi fatali di tumore alla tiroide nella popolazione residente in zona (ma c’è chi parla di 60.000 casi di decessi conseguenti all’irradiazione subita), 336.000 persone costrette a lasciare le loro case e insediarsi altrove.
La prova di questa rinascita viene da alcune telecamere posizionate dalle guardie forestali che proteggono la fauna locale: tra gli altri, si possono vedere alcuni cavalli di Equus Ferus Przewalskji che si aggirano guardinghi tra case e giardini abbandonati, in un rigoglio di vegetazione quasi tropicale.
Il territorio compreso in un raggio di 30 km. da quello che rimane della centrale nucleare V.I. Lenin è ora divenuto una zona di alienazione, un parco naturale involontario che si è popolato nel tempo di diverse specie animali grazie alla virtualmente totale assenza dell’uomo nell’area: alcuni esemplari di cavalli di Przewalski vi sono stati immessi dopo il disastro assieme ad alcuni bisonti europei, entrambe le specie hanno prosperato e sembra non patiscano grossi danni dall’inevitabile esposizione di quello che rimane degli isotopi radioattivi rilasciati dall’esplosione dell’86.
Ma altri animali selvatici hanno trovato un ambiete ideale per riprodursi in santa pace: oltre ai lupi anche cinghiali selvatici, caprioli, cervi, alci, castori, linci e orsi bruni: questi ultimi non si vedevano in Polesia da secoli.
Insomma, è consolante: se noi Homo (circa) Sapens ci togliamo di torno la natura, lasciata finalmente a se stessa, ha una grandissima capacità di recupero…
Qui la fonte della notizia, da SputnikNews