Padova, sabato 13 maggio 2023 – A solo poche ore dalla scomparsa di Mario Garofoli ci ha lasciato ieri Paolo Rasero, un altro grande protagonista del mondo dello sport equestre.
Nato il 19 aprile del 1942 a Torino (ma veneto a tutti gli effetti), Paolo come pure il fratello minore Antonio (nato nel 1950 e prematuramente scomparso nel 2017) è stato portato precocissimo alla passione per i cavalli dalla mamma, Giovanna Garzia, grande agonista con partecipazione alle categorie riservate alle amazzoni (in sella da amazzone) anche al concorso internazionale di Piazza di Siena a Roma. Paolo a 5 anni monta già il suo pony seguendo la mamma in passeggiata sulle colline dolci e affascinanti di Asolo, in provincia di Treviso, allora residenza della famiglia Rasero.
Della sua formazione tecnica è tuttavia responsabile in particolare Alberto Gulinelli alla Scuola Padovana di Equitazione: a Padova infatti i Rasero si stabiliscono nel 1955. Poi i due fratelli Rasero si sposteranno ad Abano Terme dove Gulinelli inaugura il Centro Ippico Euganeo nel 1960. Paolo si mette in bella evidenza, tanto da indurre il marchese Fabio Mangilli a convocarlo ai Pratoni del Vivaro dove si forma il gruppo di ragazzi che nel 1964 vinceranno in completo alle Olimpiadi di Tokyo la medaglia d’oro sia individuale sia a squadre. Purtroppo durante la preparazione Paolo rimane vittima di un grave incidente che gli preclude del tutto la possibilità di essere eventualmente selezionato per la trasferta olimpica in Giappone.
Una volta rimessosi dall’infortunio Paolo Rasero si trasferisce in Francia dove avvia la sua carriera di istruttore per poi tornare in Italia dopo sei anni e nel 1970 lavorare a Castellazzo, il centro ippico di Graziano Mancinelli. Poi per sette anni alla Scuola Vicentina di Equitazione, poi nel 1979 Palermo, poi Cesena, poi Traversetolo, poi Parma… E quindi il ritorno in Francia nel 1986, e poi ancora una continua serie di collaborazioni ovunque venga richiesta la sua particolare abilità di istruttore.
Sì, Paolo Rasero era un istruttore… o meglio, un uomo di cavalli particolare. Pur essendo indubbiamente figlio del suo tempo, ha sempre dato l’idea di massima apertura nei confronti di qualunque cosa consentisse di studiare nel profondo la natura del rapporto uomo-cavallo senza alcun tipo di pregiudizio, in questo sicuramente molto influenzato dalla sua esperienza francese. Paolo Rasero è sempre stato attratto – per esempio – dall’arte dello spettacolo equestre: non tanto per gli aspetti che potremmo definire di… ‘show’, quanto piuttosto per quella particolare intesa che si stabilisce tra uomo e cavallo nel momento di una rappresentazione.
Forse lo si potrebbe definire anche un intellettuale, da questo punto di vista: interessato agli aspetti profondi e di contenuto, e per niente all’esteriorità di superficie. Per questo gli è stata rivolta ovunque lui abbia lavorato un’attenzione particolare, speciale: come è giusto fare nei confronti di una persona ricca di sapere e di conoscenza e proprio per questo decisamente anticonvenzionale. Infatti tutti si rivolgevano a lui chiamandolo maestro. E – scrivendolo – con la emme maiuscola.