Perugia, 8 gennaio 2021 – Già normalmente è difficile fare gli allevatori, ma farlo con gli animali al pascolo lo è ancora di più: è un mestiere duro, prezioso per tutti perché salvaguardia l’ambiente ma di cui comprendiamo poco noi che viviamo in appartamenti con il riscaldamento centralizzato e lavoriamo alla tastiera di un pc.
Quando ci si mette la neve, le cose diventano più difficili ancora: se poi la neve cade su quel che resta degli strascichi di un terremoto la vita si fa veramente complicata.
Come è successo a Civita di Cascia, in provincia di Perugia, dove circa 250 tra cavalli e bovini sono alla mercé delle intemperie: alcuni allevatori sono infatti rimasti senza strutture per il loro ricovero.
“Per salvare il bestiame più fragile abbiamo deciso di riportare alcuni capi dentro le stalle nonostante siano inagibili, adesso chiediamo aiuti immediati e definitivi” spiega Stefano De Carolis, presidente Coldiretti Cascia.
“Il problema delle stalle – continua De Carolis – ce lo stiamo portando avanti da troppo tempo e purtroppo le istituzioni non sono state in grado di fornirci una soluzione valida e ora ci ritroviamo a fronteggiare un’emergenza nell’emergenza. Qui siamo a 1.200 metri di quota e che ci sia mezzo metro di neve è la normalità. Non è normale invece averci abbandonato”.
Conclude il presidente Coldiretti Cascia: “Ci siamo presi la responsabilità di rimettere il bestiame nelle stalle non agibili perché ne andava della vita degli stessi animali, ora gli organi preposti facciano il loro dovere e ci diano una soluzione definitiva”, conclude De Carolis.
Dal sito della Coldiretti umbra, sempre a proposito della ricostruzione post terremoto:
Le tensostrutture danneggiate – spiega Gianni Coccia della Cooperativa della Lenticchia di Castelluccio di Norcia – erano state da noi sconsigliate perché non adatte al territorio e questo a testimonianza dell’importanza di ascoltare di più chi vive in queste zone. Speriamo che sia l’occasione buona – aggiunge Coccia – per andare verso strutture definitive e non più precarie come quelle utilizzate sino ad oggi. L’auspicio e che le nuove strutture possano essere realizzate in tempi ragionevoli, prima del nuovo raccolto estivo. Avevamo segnalato da subito la precarietà di queste strutture – ribadisce Ottavio Testa, imprenditore agricolo e zootecnico di Castelluccio. Occorre, per il nostro territorio, una ricostruzione definitiva: Castelluccio sconta ancora le ferite del sisma e una grande solitudine, senza che si veda ancora una reale via di uscita. L’agricoltura in zone di montagna – sottolinea Alessandro Salvatori presidente di sezione della Coldiretti di Norcia – già implica di per se un impegno molto gravoso per gli imprenditori agricoli, che nelle aree colpite dal sisma continuano a vivere stagioni e inverni che rischiano di fiaccare anche le più forti capacità di resilienza e di favorire l’abbandono di attività simbolo e pregio del Made in Umbria agroalimentare.
“È necessario a quattro anni dal terremoto – aggiunge Salvatori – riuscire a garantire un minimo di stabilità economica per agricoltori che cercano di sopravvivere e ripartire dalle devastazioni subite, ed ora alle prese con le ulteriori difficoltà legate alla pandemia”.
“Un’emergenza nell’emergenza, tenuto conto che si tratta di un tessuto economico che non può prescindere dal binomio cibo e turismo. Gli eventi sismici, proprio come la pandemia, hanno provocato lacerazioni profonde all’interno di realtà sociali ed economiche importanti: serve concretezza – conclude Salvatori – per arrivare finalmente a quella tanta auspicata e non più rinviabile ricostruzione, superando le varie problematiche che osteggiano ancora le attività di tante imprese agricole”.
Poi, lo dimenticavamo, c’è anche la pandemia da Coronavirus in corso da un anno: quisquilie, pinzillacchere.
Specialmente da dietro il video di un computer.