Biella, 15 gennaio 2021 -Ci sono cose che lasciano l’amaro in bocca: episodi che possono sembrare marginali per tanti, ma che per qualcuno sono causa di dolore profondo.
Come il furto del cavallino di marmo che a Cavaglià era stato messo sulla tomba di Simone, morto a 36 anni nel 2017 per un male incurabile, dal suo papà e dalla sua mamma.
Simone era figlio unico, e possiamo solo immaginare la devastazione che è per un genitore perdere il proprio figlio così giovane.
Una delle poche consolazioni – se così possiamo considerarla – in questi casi è occuparsi dell’ultima casa del proprio caro.
Per questo spesso le tombe delle persone morte giovani sono così vissute, sembrano quasi la continuazione della loro casa, della loro camera.
Su quella di Simone ci sono alcune fotografie, una candela del Torino che era la sua squadra del cuore.
E c’era anche un cavallino di marmo: a Simone piacevano i cavalli, ne aveva avuti un paio da ragazzo.
Era un oggetto di poco valore materiale, ma aveva un significato profondo per i genitori di Simone: perché a lui quell’ingenuo cavallino di marmo rampante su una base di vetro piaceva, per lui aveva un significato particolare.
La mamma di Simone, Mariella, racconta: “Domenica mio marito è andato al cimitero di Cavaglià a trovare Simone. Lì l’amara sorpresa: il suo cavallo di marmo era sparito. Mio figlio amava molto i cavalli, tanto che per un certo periodo ne abbiamo avuti due, ed era molto legato a quell’oggetto. La delusione è tanta: è come se mio figlio fosse morto una seconda volta. È allucinante sottrarre qualcosa a chi non può più difendersi. Non ho fatto denuncia ai Carabinieri ma la rabbia è immensa”.
L’appello della famiglia di Simone ha girato sui social, lo rilanciamo anche noi: “Se qualcuno sa qualcosa ci faccia sapere Ai ladri, invece, chiedo di restituire ciò che ci avete tolto”.
Perché in quel “…è andato al cimitero a trovare Simone” c’è dentro tutto il dolore, e tutto l’amore di un papà e di una mamma.
Ridateglielo quel cavallino, se avete un po’ di umanità.
Curiosità: lo stemma del Comune di Cavaglià rappresenta proprio un cavallo rampante, in quanto pare che il nome Cavaglià derivi da Cabaliaca (varianti: cabanaca, cabaliate) quindi da caballius.
Molto probabilmente la zona era luogo di crocevia, prima celtico e poi romano, di collegamenti militari tra le valli biellesi, la Pianura Padana e il Canavese, quindi utilizzato come stazione e rifornimento per i cavalli.
Il motto latino recita Non medu sed vi, non paura ma forza: interessante da approfondire anche in senso equestre, volendo.
Qui la fonte della notizia, da News Biella e qui una notizia su un cimitero molto speciale, a Parigi