Bologna, 4 febbraio 2022 – Spesso si è parlato del potere evocativo del cavallo, soprattutto se ‘bianco’. Lo vediamo nell’arte, nella pubblicità, nei monumenti e… Ogni qual volta si desideri trasmettere un messaggio, subliminale o dissimulato, di referenza e potere.
Abbiamo visto il riconfermato Mattarella con i cavalli dei Corazzieri nell’ufficialità massima della nostra Repubblica ed ecco, per lo stesso motivo, anche Kim Jong, il leader supremo della Corea del nord, in sella.
Ci si consenta un po’ di campanilismo… Niente a che vedere con la classe dei nostri reparti ippomontati… Nè con la compostezza delle nostre liturgie politiche. Sicuramente meno elegante, evidentemente più in linea con i gusti e i canoni estetici del proprio paese, Kim Jong è apparso in Tv in un video di propaganda a sostegno dell’economia del proprio paese. E quale miglior immagine evocativa quindi se non un leader che, in sella a un cavallo grigio (nell’immaginario bianco), va tranquillo verso la nascita di un nuovo giorno, ricco di tinte calde e confortevoli?
Per Kim, leader molto discusso che ha condotto il proprio paese sotto al tiro incrociato del resto del mondo a causa dei ripetuti esercizi muscolari espressi attraverso un numero incredibile di test missilistici, il cavallo ‘bianco’ è oltre tutto un segnale forte della antica matrice della sua famiglia. E quindi costituisce un messaggio di estrema referenza anche all’interno del proprio paese. Per volere del nonno, il cavallo bianco è infatti uno dei simboli dinastici dei Kim. Una famiglia che, a guardare la storia recente della Corea del Nord, pare tutt’altro che coesa.