Bologna, 2 febbraio 2023 – Un cammino lungo 300 chilometri in sella a un cavallo. Una sorta di pellegrinaggio attraverso cui riscoprire alcune delle suggestioni della vita: pace, bellezza, natura, musica, cultura.
Protagonista Andrea Bocelli, uno dei più grandi tenori al modo, insieme alla moglie Veronica. Un’impresa in cui lo ha immortalato il giovane talentuoso regista aretino Paolo Sodi e da cui ne è nato un documentario «The Journey con Andrea Bocelli », prodotto da Tbn, Impact Productions e Cineroma, con la co-regia di Gaetano Morbioli che ne ha curato anche le performance musicali.
Niente palchi questa volta, ma chiese e anfiteatri incontrati lungo il cammino. Il 1° febbraio è andata in onda la prima puntata su Paramount plus. Ad aprile sarà invece visibile nelle sale cinematografiche solo estere, almeno per il momento.
Venti giorni di riprese in cui Sodi ha raccontato, tappa dopo tappa, un viaggio spirituale partito dalla Basilica di San Pietro, dove Bocelli ha ricevuto la benedizione di Papa Francesco, fino all’ultima tappa a Lajatico città natale dell’artista.
Un viaggio in cui il cantante non era da solo. Lungo il tragitto è stato accompagnato da alcuni membri della sua famiglia, da amici e colleghi e dalla inseparabile moglie Veronica. Tra di loro si susseguono intime conversazioni e straordinarie e inedite performance, mentre tutto intorno scorrono gli scorci della campagna tra il Lazio e la Toscana.
Tra le guest star che hanno affiancato il tenore, il principe d’Etiopia e Eros Ramazzotti, con cui ha condiviso momenti di riflessione sui temi più profondi dell’esistenza.
Dove è nata l’idea del documentario?
«Dalla moglie Veronica. Bocelli è da sempre un grande appassionato di cavalli, li vive come strumento di libertà, compagni ideali per un contatto diretto e genuino con la natura. È quanto ho cercato di raccontare nel mio documentario».
Come?
«Eravamo una squadra di 150 persone, ma volevo che non avvertisse la nostra presenza. Volevo seguire il suo viaggio in punta di piedi, far vivere anche a lui l’esperienza in modo più intimo possibile così da sentirsi il più libero possibile di esprimersi. Così ho effettuato le riprese a bordo di un quad 4×4 elettrico, dotato di un braccio meccanico dal quale si sporgeva la telecamera».
Un lavoro complesso…
«È stato difficile, prima delle riprese, durante circa venti giorni, è stato necessario effettuare diversi sopralluoghi. Le strade, come è comprensibile, sono sterrate e in certi punti accidentate. Dovevamo capire la fattibilità dell’impresa. Ma gli sforzi hanno dato il loro risultato, sia lavorativamente parlando, sono soddisfatto di quanto fatto, sia personalmente. Essere lì, sentire in presa diretta Bocelli che parla e si confida è stato meraviglioso».
Sei giovanissimo…
«Ho 34 anni, ho aperto la partita Iva a 19, ma già prima ho lavorato in molte emittenti televisive locali. Ho sperimentato tanto. È sempre stata la mia passione raccontare storie di persone, semplici, ma potenti. Ho diretto tante produzioni Rai e internazionali. I miei lavori hanno una cosa in comune: al centro c’è sempre l’uomo. Il lavoro con Andrea Bocelli mi ha rappresentato a pieno»
Testo La Nazione/Gaia Papi