Pescara, 27 dicembre 2022 – Franck Montefusco è un vecchio amico di Cavallo Magazine, lo abbiamo intervistato in diverse occasioni perché è una delle persone che hanno fatto bene il mestiere di operatore nel settore del turismo equestre, a tutto vantaggio dei territori in cui operano.
Suoi meravigliosi compagni di lavoro un gruppo, o meglio un branco, di infaticabili Haflinger.
Hanno tutti più o meno 20 anni, e hanno passato in Majella con Franck tutta la loro vita da quando erano poco più che puledri.
Il loro lavoro è stato quello di portare in giro per i sentieri abruzzesi chi voleva scoprire quella meravigliosa terra in sella, e non aveva un cavallo proprio.
Ora Montefusco ha preso una decisione importante: nonostante siano tutti in ottima forma, pensa non sia più giusto chiedere loro l’impegno di affrontare ancora i sentieri di montagna.
E ha capito che era venuto il momento di offrire loro una vita diversa, una vita che era già lì che li aspettava da anni: ma facciamocelo raccontare da lui.
“Quello che hanno fatto i nostri Haflinger dalle Alpi all’appennino centrale sulla Majella è noto: nei 20 anni di viaggi e trekking a cavallo che abbiamo fatto insieme si sono fatti conoscere e apprezzare” ci spiega Franck.
“Siamo partiti dall’altopiano di Folgaria-Lavarone Fiorentini ad Asiago, i primi anni li abbiamo passati lì. Poi la Majella mi ha richiamato e mi sono trasferito con tutto il branco sulle montagne di casa. Poi abbiamo conosciuto Giacinto e Benedetta, della Cooperativa Nuova Pegaso. Avevano tre bambini, Rebecca Samuele e Beatrice”.
Come li avete conosciuti?
“Ci siamo incontrati agli eventi dedicati agli enti di promozione sportiva, poi nel 2011 si è svolta a Pianella una 4 giorni dedicati agli special olympics, riabilitazione equestre e varie attività a cavallo per questi ragazzi speciali. Era un po’ un campionato nazionale dove tutte le regioni sono confluite lì, a Pianella: c’erano una novantina di atleti e ci avevano chiesto supporto con i nostri cavalli per poter svolgere la 4 giorni in modo adeguato”.
Un lavoro diverso dal solito, per loro.
“Noi li avevamo avvisati che i nostri Haflinger non avevano mai fatto altro che turismo equestre e attività di base in maneggio, poi siamo andati giù e i responsabili tecnici hanno montato tutti i cavalli per capire le loro caratteristiche e assegnarli quindi ai loro ragazzi. Sono stati 4 giorni fantastici, una esperienza unica: lavoro, competizione, gioia, festa. Hanno segnato me e Claudia, la mia socia. E quando stavamo per tornare a casa, una volta finiti i giochi si sono presentati i vari tecnici in processione: ci chiedevano di acquistare i nostri cavalli. Avendoli provati in quei giorni ne avevano apprezzata la serenità, la sopportazione allo stress e li volevano per le loro attività. Ci siamo trovati in imbarazzo, i nostri cavalli non si erano in vendita. Qualcuno addirittura era arrivato a sventolare i libretto degli assegni ma noi abbiamo detto che i cavalli tornavano con noi in Majella: sarebbero sempre stati disponibili per loro ma non erano in vendita”.
Come l’avevano presa?
“Ci hanno fatto i complimenti perché altra gente ci avrebbe marciato sopra. Poi così una volta all’anno d’estate portavano i ragazzi a fare attività in ambiente, in Majella. Con quelli più capaci abbiamo azzardato anche piccolissimi trekking, altrimenti li portavamo in faggeta o nel campo. Non solo a cavallo ma anche con la carrozza, e a volte erano i cavalli che guardavano noi fare altre attività appiedati”.
E poi?
“Poi quelli che erano i tre pargoli di Pianella sono cresciuti: a 14 anni venivano su a fare trekking, Rebecca e Samuele in particolare. Poi con Rebecca, la più grande dei tre fratelli mi sono confidato: le ho detto che i nostri cavalli cominciavano ad avere una certa età, e che anche se erano in salute e condizioni eccellenti bisognava che cominciassi a pensare al loro riposo allora. Allora Reb a casa ha riportato tutto alla mamma e ci hanno detto: ricordati di noi, sai che li aspettiamo da tanto”.
E’ stato difficile separarsi da loro?
“Sì. Per me sono più che cavalli, sono stati i miei affidabilissimi aiutanti e compagni di lavoro per così tanti anni. Ora hanno tutti più di 20 anni, anche se sono tutti in condizioni eccellenti. Ma quello che dovevano dare lo hanno dato tutto, anzi molto di più del dovuto: hanno aiutato tanta gente a fare esperienza in trekking e anche se a volte le persone non erano pronte loro ci hanno sempre messo quel qualcosa in più che fa la differenza. Quindi abbiamo sentito nel cuore che era giusto si riposassero. Benedetta e gli altri una volta arrivato il momento sono stati ben felici di accogliere il nostro piccolo branco. Li abbiamo tutti voluti tenere tutti insieme, perché loro sono abituati a vivere e lavorare così, insieme e vicini. Potranno continuare a fare del bene senza faticare in montagna, con meno impegno fisico e accuditi e coccolati come sono abituati ad essere”.
Come è andato il cambiamento per i cavalli?
“Sono giù da ottobre, l’attività in cui sono stati inseriti è l’ippoterapia, a volte sono impegnati in un leggerissimo lavoro di campagna sulle colline dell’entroterra fra Pescara e Chieti. Ma per loro non è niente di diverso dal solito: sono abituati a spostarsi per i trekking da un centro ippico all’altro cambiando scuderia e panorama”.
Andate spesso a trovarli?
“Sì, sono vicini e ogni tanto prendiamo la macchina e andiamo a vederli: il distacco per noi è stato molto difficile. Per loro crediamo meno: anzi, qualche volta ho l’impressione che temano io li ricarichi sul van e li riporti in montagna! (qui la voce di Franck si emoziona, mentre cerca di scherzare sui timori degli Haflinger n.d.r.). Ci piace il lavoro che fanno, perché l’attività di riabilitazione equestre è sempre fatta secondo le regole, con il medico a fianco degli operatori. Loro sono impeccabili anche in questa veste, e naturalmente questo ci rende particolarmente orgogliosi. Alex, Byron, Nemo e tutti gli altri: sono stati con noi per quasi tutta la loro vita, abbiamo fatto un lungo percorso insieme e non soltanto in termini di turismo equestre. Sì, siamo davvero molto orgogliosi di loro”.
Franck tiene a specificare che i cavalli sono stati donati al centro per le attività di ippoterapia con il preciso vincolo di non cederli e tanto meno venderli ad altri che non perseguono lo stesso scopo.
Gli Haflinger della Majella: bravi a fare tutto.