Bologna, 15 marzo 2021 – Per chi vive il dramma di assistere un malato, ogni patologia è altrettanto tremenda. La demenza però è tra le più devastanti perché di fatto crea una frattura tra il mondo di chi assiste e quello del malato.
Domande che normalmente costituiscono, nel rapporto con le risposte, il metro di valutazione sui benefici che un malato riceve da chi gli è accanto ‘nel mondo dell’oggi’, nella maggior parte dei casi di demenza rimangono senza risposta. Il malato è solo. È lontano. Irraggiungibile.
Chi lo assiste spesso non ha modo di capire cosa provi veramente.
Già da molto tempo, in Gran Bretagna, il cavallo è accorso a supporto anche per questo genere di malati. E contribuisce a portare loro momenti di leggerezza perfettamente riconoscibili.
La Riding for the Disabled (Rda), fin dal 2018 ha lanciato l’iniziativa ‘Tea with a Pony’, un tea con un pony.
Pazienti affetti da demenza, spesso anziani, e le loro famiglie vengono accolti per un tea e una fetta di torta nei locali dell’associazione che ha base all’ippodromo di Cheltenham.
Padroni di casa e intrattenitori un gruppo di pony-terapeuti che, mentre gli ospiti guardano lo svolgersi di una lezione di equitazione, ricostruisco un percorso sensoriale proprio con loro.
I piccoli terapeuti a quattro gambe diventano il sottile filo che lega il paziente con la realtà. O piuttosto la loro realtà con quella di chi li assiste.
Dal loro esordio, gli operatori della Rda di Cotsword, capitanati da Claire Jenkins, hanno servito tea e serenità nei pomeriggi a Cheltenham a circa 400 pazienti.
E ora, grazie all’intervento dell’Università di Hartpury e a uno studio allargato, l’iniziativa potrebbe trasformarsi in una guida codificata che aiuti a moltiplicare questa straordinaria iniziativa.
Racconti preziosi
«Le storie che abbiamo vissuto con i nostri ospiti sono incredibili» racconta la Jenkins. «Abbiamo avuto un anziano i cui padre e nonno erano stati fantini. Il contatto con il pony, l’odore del cuoio, la sensazione tattile del mantello… Tutto ha contribuito a portarlo indietro all’eccitazione dei suoi pomeriggi di bambino in scuderia».
Racconta ancora Claire Jenkins: «Abbiamo avuto un’ospite di 103 anni che aveva vissuto da piccola i bombardamenti di Londra della Seconda Guerra Mondiale. Dopo l’incontro con i pony, ha iniziato spontaneamente a condividere i suoi ricordi d’infanzia. Di quando, sfollata nel Gloucestershire, aveva incontrato i pony per la prima volta».
Riding for the Disabled di Cotsworld opera da oltre 40 anni in collaborazione con l’ippodromo di Cheltenham che ne ospita la sede. Attualmente, i 200 volontari Rda stanno lavorando, con tutte le limitazioni imposte dalla pandemia, insieme a oltre 225 disabili, tra bambini e adulti.