Chengdu, 8 dicembre 2020 – Non c’è niente come un buon testimonial per far alzare le quotazioni di un posto affascinante ma non troppo conosciuto.
Per il Tibet ci sta pensando Ding Zhen, un giovane della contea di Litang: che è una regione nel sud-ovest della prefettura autonoma tibetana di Garzê, nel Sichuan (Cina).
“Piatta come uno specchio di bronzo” significa Litang in lingua tibetana.
Una distesa di pascoli infiniti incorniciati dalle montagne tra le più alte del mondo.
Dove vivono yak, cavalli che sembrano vivere di galoppi interminabili e colori netti, decisi e vividi che brillano di quell’aria rarefatta e gelida che immaginiamo essere solo lì, quasi sul tetto del mondo.
La cosa che coinvolge del video con Ding Zhen è la sua bella faccia fresca, da ventenne qualsiasi: sì, ha tratti orientali e un innegabile fascino esotico ma ha tanto in comune con i ventenni di casa nostra.
Sotto gli sgargianti abiti tradizionali in seta imbottita ha gli stesi jeans che vediamo indossare dai nostri figli e nipoti.
Porta i gioielli tibetani di corallo e turchese come i nostri rapper ultimamente fanno con lunghi orecchini più o meno etnici.
E guarda in macchina come un attore consumato, innegabile la qualità di un video che ottiene sicuramente lo scopo voluto: attirare attenzione, simpatia ed empatia.
Ma a noi questo importa poco.
Ci piace vederlo in mezzo ai suoi yak, ai suoi amici, mentre galoppa con loro sul suo cavallo grigio che è chiaramente una delle persone più importanti dei suoi giorni così freschi, così nuovi.
Quando lo accarezza con quella tenerezza le distanze si annullano, i confini non esistono e le differenze nemmeno: siamo tutti uguali, noi che gli amici hanno la criniera e gli zoccoli.
E abbiamo tutti la stessa espressione, tutti: da qui al Tibet sembriamo sempre fratelli.
Qui una notizia di qualche tempo fa sui cavalieri che sostengono il Dalai Lama