Bologna, mercoledì 8 marzo 2023 – Forse è perfino il vanto principale dello sport equestre rispetto a qualunque altra disciplina: veder gareggiare donne e uomini insieme, fianco a fianco, per raggiungere lo stesso traguardo finale. Non è soltanto qualcosa che ha a che fare con l’aspetto agonistico puro e semplice, con quello che accade dentro il campo di gara cioè… Il rapporto con i cavalli – lo sappiamo bene tutti noi – è totalizzante, assorbe la maggior parte del tempo di tutte le persone ‘vittime’ di questa passione meravigliosa: e il fatto che l’impegno agonistico non faccia alcuna differenza di genere significa che donne e uomini rimangono fianco a fianco anche in tutta la fase di allenamento e di preparazione che precede l’attimo finale, quello del confronto in gara. Si tratta quindi di qualcosa che a un certo punto e a un certo livello non riguarda più solo ed esclusivamente lo sport: diventa in realtà una dimensione di vita.
Nel montare bene a cavallo la forza fisica non è una prerogativa dominante, per quanto di non secondaria importanza, e talvolta perfino necessaria. Ma non è l’elemento principale. Sensibilità, pazienza, tolleranza, capacità di ‘voler bene’ e di rispettare l’altro (essere umano o animale che sia), dolcezza… lo sono ben di più: anche molti uomini possono dire di possedere queste qualità, ma nell’universo femminile sono preponderanti senza alcun dubbio. Con l’aggiunta di una ulteriore caratteristica in via del tutto esclusiva: il senso materno, vale a dire qualcosa che è presente nell’essere umano di sesso femminile (naturalmente le eccezioni ci sono) perfino nella totale inconsapevolezza della protagonista. Altrimenti non si spiegherebbe la schiacciante superiorità del numero di bambine e ragazze che montano a cavallo rispetto ai pari età maschi. Dipende da questo: dipende dal fatto che il cavallo è tanto grande e grosso quanto fragile e delicato, cosa che nel profondo di un animo sensibile induce un desiderio fortissimo – quasi bisogno – di prendersene cura. I cavalli stimolano nelle bambine l’emancipazione verso l’essere donne potenzialmente madri: offrono loro la possibilità di sentirsi responsabili nei confronti di un essere vivente.
Quando a tutto questo si unisce uno spiccato senso agonistico e una bravura tecnica di livello medio/alto, il risultato è spettacolare. E se le donne non predominano in maniera schiacciante rispetto agli uomini nelle varie specialità dello sport equestre è solo perché quantitativamente parlando a un certo punto il rapporto si inverte: il numero dei cavalieri ad alto livello agonistico è più alto rispetto a quello delle amazzoni (lo si nota soprattutto nel salto ostacoli) per il semplice fatto che le donne molto più degli uomini nella fase della maturità vivono loro malgrado situazioni che possono ostacolare la pratica sportiva e agonistica (la maternità, per esempio, collegata poi al lavoro e alla famiglia).
La realtà però ci dice che in specialità quali il dressage, il paradressage, il completo e l’endurance le amazzoni sono competitive e vincenti tanto quanto i cavalieri, se non di più; una statistica che vale per l’Europa e il mondo tanto quanto per l’Italia, naturalmente. Anzi, il nostro Paese la rende se possibile ancor più evidente. Le gerarchie del dressage azzurro, per esempio, vedono prevalere le amazzoni; dopo il primo pionieristico tentativo firmato da Fausto Puccini nel 1976 e le presenze di Paolo Margi nel 1992 e di Pierluigi Sangiorgi nel 2008, le donne sono entrate in rettangolo alle Olimpiadi per i colori dell’Italia otto volte: Daria Fantoni nel 1988 e 1992, Laura Conz nel 1992, Pia Laus nel 1992, 1996 e 2000, Valentina Truppa nel 2012 e 2016. Quest’ultima tra l’altro ha ottenuto il miglior risultato della storia azzurra in una finale di Coppa del Mondo con il 3° posto nel 2012. In realtà Anna Cavallaro la finale di Coppa del Mondo l’ha addirittura vinta e per ben tre volte (2013, 2014 e 2017) in volteggio, specialità che tuttavia – l’unica degli sport equestri – separa uomini e donne.
In completo la situazione non è tanto diversa: la squadra azzurra in campo per l’ultima edizione del Campionato del Mondo (Pratoni del Vivaro, lo scorso settembre) era composta da due cavalieri e due amazzoni (Susanna Bordone e Arianna Schivo), la campionessa d’Italia in carica è Susanna Bordone, l’ultima medaglia olimpica (argento a Mosca 1980) vedeva in squadra Anna Casagrande e Marina Sciocchetti insieme ai fratelli Federico e Mauro Roman. L’endurance, poi, è in Italia sport a trazione femminile: per affrontare il recente Campionato del Mondo negli Emirati Arabi Uniti l’Italia ha schierato una formazione composta da Camilla Coppini, Costanza Laliscia, Letizia Milani, Carolina Tavassoli Asli e come unico cavaliere Daniele Massobrio…
In salto ostacoli l’equilibrio donne/uomini è… squilibrato a favore dei cavalieri da un punto di vista di quantità, tuttavia il titolo di campione d’Italia è attualmente detenuto proprio da un’amazzone: Francesca Ciriesi. La storia azzurra di questa specialità è stata contrassegnata da nomi di grandi protagoniste quali Nathalie de Noailles – francese ma sposata con Alessandro Perrone e quindi italiana di passaporto sportivo – che nel 1952 è stata la prima donna in una squadra italiana di Coppa delle Nazioni; Giulia Serventi, Lalla Novo e Nelly Pasotti grandi protagoniste nei decenni Sessanta e Settanta; quindi il record stabilito da Manuela Bedini nel 1994, prima donna capace di vincere il Campionato d’Italia assoluto, emulata in ciò da Alessia Marioni nel 1998, da Giulia Martinengo Marquet nel 2015 e 2018 (unica ad aver trionfato due volte) e appunto da Francesca Ciriesi, attuale campionessa in carica. Giulia Martinengo Marquet inoltre ha composto la squadra azzurra che ha vinto la Coppa delle Nazioni dello Csio di Roma nel 2018, ultimo successo azzurro.
E per concludere la regina del paradressage internazionale: Sara Morganti. La formidabile bravura della nostra amazzone travalica i confini nazionali per espandersi sulla scena mondiale. Tre volte medaglia d’oro nel Campionato del Mondo: 2014, 2018 e 2022… Più una grande quantità di medaglie continentali e – soprattutto – quella di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2021… ! Anche il paradressage è molto femminile, in Italia: oltre a Sara Morganti, infatti, Francesca Salvadè, Carola Semperboni, Federica Sileoni, Silvia Ciarrocchi sono grandi protagoniste in rettangolo assieme ai loro avversari cavalieri.