Torino, 9 febbraio 2021 – Nel giro di 24 ore su Facebook capita di vedere talmente tante immagini che a pensarci sembra scorrano una dopo l’altra come i fotogrammi di una vecchia pellicola.
Ma a volte ce n’è una che ti colpisce, e allora è come schiacciassi il tasto del rewind e torni indietro, ti fermi solo su quella: a me è successo con un quadro che raffigura due puledri.
In realtà si tratta di un dittico, due dipinti a olio a grandezza naturale fatti per stare vicini.
I due protagonisti sono sfacciatamente giovani: uno ha l’aria furbetta di chi non ha paura neanche del diavolo, va dal mondo a testa alta e lo annusa con aria di sfida.
L’altro è un po’ più timido, e guarda chi osserva da dietro la groppa dell’amico che fa un po’ da protettore.
Lo sfondo è chiaro, dà tanto respiro al quadro e richiama prepotentemente alla memoria Wistlejacket di George Stubbs, una pietra miliare nella storia dell’arte equestre.
Perché è stato dipinto nel 1762 ma è ancora oggi moderno e attuale, con il cavallo libero e solo al centro di un nulla che lo abbraccia e lo mette in evidenza nel suo splendore.
Quindi capite bene che non potevamo proprio evitare di parlare con l’autrice del quadro dei puledri, l’artista torinese Luisa Albert, e farci spiegare come è nato.
“In realtà avevo bisogno di prendere una boccata d’aria, di fare una corsa: ultimamente ho dipinto tanti piccoli quadri, raffigurazioni di interni soprattutto ed era un po’ di tempo che pensavo a realizzare un cavallo a grandezza naturale. Poi ho visto loro due in un maneggio e mi hanno colpita subito per i loro caratteri, ho fatto alcune foto e cominciato a lavorare”.
Come mai ha scelto proprio un soggetto equestre?
“Perché amo da sempre i cavalli. Ho montato a cavallo sin da ragazza, uno dei miei istruttori e caro amico è Giorgio Caponetti e il mio primo lavoro è stata una illustrazione che ritraeva un cavallo Bardigiano, ho continuato per anni a illustrare e disegnare per diverse riviste di equitazione, i cavalli mi vengono facili e credo sia perché li conosco e li amo così tanto”.
Quale è stato il suo percorso artistico?
“Ho fatto scuole normali, ma al liceo avevo sempre la testa per aria: passavo il mio tempo a immaginare e disegnare cavalli, altro che stare sui libri. Così finita la scuola ho lasciato Torino e sono andata a Milano per studiare illustrazione. Da lì ho cominciato collaborare con Paravia per le pubblicazioni dedicate ai ragazzi, ma presto ho avuto voglia di imparare davvero a dipingere. Così sono entrata a bottega da Ottavio Mazzonis, che mi ha insegnato le basi della pittura: ho studiato con lui due anni disegnando a carboncino prima che mi permettesse di usare il colore”.
Ma quei due puledri: come sono dal vero?
“Quello sauro è il maschietto, una vera teppa: impertinente, ti mordicchia e si allontana, poi torna e magari sgroppa. L’altra è una puledrina, estremamente timida: non si lascia avvicinare, si muove un passetto dopo l’altro verso di te ma poi alla fine scappa via”.
Proprio come li ha raccontati nel quadro.
Luisa Albert espone tra le altre alla Galleria Forni di Bologna e la Galleria Pirra a Torino, qui sul suo profilo Instagram potete vedere le sue opere.