Grosseto, 28 dicembre 2020 – Lo avevamo pensato intensamente giusto l’altro giorno parlando di asini, muli e bardotti.
Perché Enrico Maria Scolari, buttero D.o.p. cresciuto alla Trappola con la granitica signorina Giuliana Ponticelli, negli ultimi anni si è distinto da tutti gli altri cavalcanti di Maremma grazie al fascino di Brillantino.
Che non è un cavallo Maremmano, ma un fantastico mulo nato dal matrimonio di una cavalla Trottatrice con un asino di Martina Franca.
Con lui Scolari ha partecipato a festival e galà equestri, come quello di Fieracavalli a Verona, presentando numeri dove le finezze tecnico-equestri si fondono all’ironia e alla leggerezza.
Una scelta ben precisa, molto diversa da quella che ci si aspetta di solito da un cavalcante uso a scafarde e bardelle che immaginiamo tutti montato su un imponente e serissimo soggetto Maremmano.
Ne parliamo con lui partendo dall’argomento più immediato: com’è che è arrivato ai muli, partendo dai Maremmani?
“Ora sono innamorato dei muli”, ci racconta Scolari, “se impari a conoscerli poi fai quasi fatica a rimetterti sui cavalli, perché loro davvero hanno una marcia in più. Ma tutto è partito da quando ero piccolo: a sei, sette anni passavo con mio padre in macchina di fianco al Centro Militare Veterinario di Grosseto, che allora era il Centro Rifornimento Quadrupedi dell’Esercito. Nei pascoli attorno c’erano 300, 400 muli in attesa di essere destinati ai reparti alpini: bestie stupende, imponenti, e io mi dicevo che da grande ne avrei preso uno e lo avrei domato come dicevo io”.
Allora Brillantino è la realizzazione di un sogno?
“Sì, un sogno che ho impiegato 35 anni a realizzare”.
In cosa ha trovato differenze rispetto ai cavalli?
“La cosa più difficile con Brillantino è stato superare, con l’addestramento e il lavoro, i limiti morfo-funzionali dettati dalle sue caratteristiche particolari: lui non solo è mulo, ma è anche figlio di una trottatrice quindi il galoppo proprio non ce l’aveva nel sangue”.
E come ha fatto?
“Con il tempo, la pazienza e tantissimo lavoro sul suo corpo, stretching e ginnasticamento sono stati il nostro pane quotidiano dall’inizio. Ho chiesto qualcosa di tecnico solo ogni volta che il suo corpo era perfettamente pronto ad eseguirlo, tanto so che il suo cervello è sempre attentissimo a rispondere. e così faccio anche con tutti gli altri muli: ora in lavoro ne ho quattro, di cui una mini-mula veramente particolare”.
Muli a parte, lei racconta qualcosa di diverso oltre alla classica tradizione maremmana.
“Provengo dalla più classica e tradizionale scuola maremmana, ma a un certo punto mi sono messo in gioco: perché arrivavo fino a lì poi non riuscivo ad andare oltre. Ho saltato il fosso, la voglia di fare sempre meglio mi ha spinto a non accontentarmi, mi sono reso conto che mi mancava qualcosa. All’inizio è stata dura, durissima: ma non potevo fare altro che seguire questa mia necessità”.
Che si esprime anche attraverso un modo diverso di fare spettacolo, mischiando la poesia all’ironia.
“Credo che ci siano tanti modi di raccontarsi. E il pubblico, come anche una donna, puoi conquistarli non solo mettendo il petto in fuori e facendo il duro ma con un sorriso”.
Nell’attesa di sorridere ancora dal vero applaudendo Enrico Maria in uno dei suoi spettacoli, qui il video del Gala d’Oro Symphonia, da Fieracavalli 2012.
Ufficiale e contadino – Quando un mulo non è meno di un cavallo; con Federico Forci ed Enrico Maria Scolari.
Perché cavalli e muli possono benissimo essere amici, non trovate?