Bologna, 17 giugno 2021 – «Quando ero bambino nonno Clemente usava il cavallo da tiro per andare in campagna e io non vedevo l’ora di accompagnarlo. È nata così la passione per questo straordinario animale». La voce narrante è quella dello chef Enzo Gola, patron del ristorante torinese Cà Mentin.
Grazie a quella prima fascinazione, il ragazzo che voleva diventare cowboy passa così dalla scuola di equitazione ai concorsi ippici. Fino al 1985, l’anno della svolta. Quando a Verona per Fieracavalli incontra due ragazzi canadesi. «È stata come un’apparizione. Finalmente avevo davanti a me, in carne, ossa e cappello, l’esempio di quello che avevo sempre sognato di diventare».
Da quella fiera Enzo tornerà a Torino con un Quarter Horse. Abbandonati cap e frustino, (ma anche il ristorante gestito dal padre per oltre un ventennio) Enzo Gola si dedica completamente alla monta western.
Parallelamente allo sport e ai lunghi viaggi, alla scoperta di nuovi sapori arriva anche la nostalgia di quelli “di casa”. Che finiscono per riaccendere un’altra passione di famiglia: quella per la cucina. Il “viaggio dell’eroe” di Enzo Gola trova così la sua maturazione.
Tornato in Italia, Enzo Gola ristruttura la cascina del nonno sulla collina torinese, a Revigliasco, per aprire il ristorante Cà Mentin, da Clemente, appunto.
Chi ha conosciuto il cowboy lo ritrova nel gusto per curiose contaminazioni. Con la cucina messicana, per esempio, quando nell’antipasto di mare abbina il gambero rosso di Sanremo al lardo rigatino di cinta senese, porro di Cervere e salsa di avocado “leggermente insaporita con lime e panna acida”.
Una cucina di ricerca senza eccessi sperimentali. Basata sui sapori locali e sull’attenzione alle consistenze.
Magari accompagnata da una delle oltre 900 etichette, perlopiù italiane, selezionate personalmente dallo chef nei suoi viaggi alla scoperta del territorio.
«Finalmente potremo tornare a riassaporare il piacere di andare al ristorante, in sicurezza, ma con maggiore libertà. Metaforicamente sarà come rimontare a cavallo dopo una rovinosa caduta. Era ora» conclude Enzo Gola.