Bologna, 21 maggio 2022 – Il film non lo abbiamo ancora visto, ma è stato appena presentato alla 75° edizione del Festival di Cannes.
Così tra splendide signore in abito lungo e tanti smoking c’era anche la foto di lui, l’asinello che ha intrepretato la parte di Eo nell’omonimo film del regista polacco Jerzy Skolimowski.
E già ci è piaciuto che si lasciasse in pace l’asinello a casa sua, senza inseguire i facili flash che ci sarebbero stati con lui in carne orecchie sul red carpet.
Ci piace anche l’argomento, scomodissimo, del film.
Il destino di un animale che, a causa della crisi del mondo del circo dovuta alla sua demonizzazione, vede crollare il suo mondo.
L’asinello Eo quindi, fino a quel momento felice e teneramente accudito da una ragazza che fa l’acrobata e con cui si capisce senza bisogno di parole, comincia a passare di mano in mano.
Gli animali non sono più graditi negli spettacoli del circo, quindi via tutti: leoni, tigri, cavalli e anche gli asinelli.
Per Eo comincia una lunga discesa verso l’inferno, e che si fermerà solo in un mattatoio.
Tutto il film si svolge dal punto di vista di Eo.
Sono i suoi occhi quelli che guardano il suo mondo che cambia, senza che lui possa farci nulla, e la teoria di persone che incrociano la sua vita.
Alcune per il bene, molte per i male.
Perché non sempre quello che ci dà la soddisfazione di sentirci tanto buoni nella teoria ha effetti pratici positivi e davvero buoni per chi ne vive le conseguenze in prima persona.
Perché il bene degli animali, per chi scrive queste righe, non si fa togliendo loro un lavoro ma dandogli garanzie di benessere quando quel lavoro ce l’hanno.
Una recensione ufficiale dall’agenzia Italpress, visto che noi ancora non possiamo darla di prima mano:
“Skolimowski ne fa qualcosa di meno spirituale e più concreto, una sorta di incursione nella crudeltà dell’uomo rappresentata attraverso le sue azioni violente non solo su Eo, come si chiama il suo asinello, ma anche su tanti altri animali: mucche, cavalli, volpi. Seguiamo infatti la disgraziata parabola di questo asino che viene allontanato dal circo in cui si esibisce con una ragazza che si prende cura di lui amorevolmente. La legge impone l’allontanamento degli animali dai circhi e la cosa si traduce per lui nell’inizio di un lungo viaggio di sofferenze, sfruttamenti e dolore. Passa di mano in mano, sempre più usato e abusato. Skolimowski lo vede come icona di quello che non è tanto un manifesto animalista, quanto una riflessione sul rapporto di violenza che segna la dimensione umana”.
La produzione è italo-polacca, tra gli attori anche Isabelle Huppert, qui un’altra recensione da My Movies.