Aosta, 27 maggio 2020 – Fa parte del paesaggio social/equestre di tanti di noi, Eugenia Mola di Larissé: piccola, asciutta e con quella frangetta che hai voglia a metterci dell’argento, rimane sempre sbarazzina.
Oltre a montare a cavallo e a occuparsi di comunicazione, Eugenia coltiva da sempre passione e talento per l’arte e la fotografia: i suoi piccoli, tondi cavallini felici hanno pacificamente invaso copertine di libri, bottiglie di spumante, cap e magliette e felpe e qualsiasi superficie decorabile a tema equestre.
In questo periodo di lock-down da Coronavirus, costretta a stare lontana dal suo cavallo Charlie Brown, la nostra amazzone/artista ha occupato il tempo (insolitamente) libero con una idea delle sue: regalare mascherine chirurgiche decorate coi suoi mitici cavallini, con il patto implicito che il ricevente condivida un suo #gestodelcuore verso qualsiasi rappresentante del mondo animale o vegetale.
“Ne ho già consegnate 40” ci racconta Eugenia, “20 sono per un gesto del cuore per una mascherina d’autore, con numeri arabi e resta un’edizione limitata che si chiude a 20. Le altre 20 (con numerazione romana) per chi non è riuscito ad entrare nel gioco, perché tanti hanno voluto comunque fare un gesto del cuore. Una bambina ad esempio ha costruito una casa per le lumache, in modo da proteggerle dalle intemperie…”
Un’idea che si è dimostrata davvero contagiosa!
“Sì, le richieste sono tantissime: sto pensando di stamparne per iniziative legate al mondo del cavallo. Le mascherine fatte a mano a breve finiranno e resteranno uniche, a testimonianza di un periodo veramente complesso e difficile per le mille implicazioni che ha avuto in ogni sfaccettatura della nostra vita. Ma certo nel lock-down ci sono stati anche aspetti positivi di riflessione”.
Perché la gentilezza è contagiosa, più del Coronavirus: e se queste mascherine sono soprattutto un simbolo dall’utilizzo pratico limitato, hanno il potere di mettere in moto un circuito virtuoso di attenzione verso l’Altro.
Eugenia Mola di Larissé si presenta
“Sono stata una bambina molto vivace: sono nata a San Candido, mio padre era ufficiale degli Alpini e ci siamo spostati spesso seguendolo dove veniva destinato per la sua carriera. Ho cominciato a montare a cavallo a Belluno, grazie al sellaio della caserma dove vivevamo allora: era appassionato di cavalli e aveva alcuni pony, è da lì che è cominciato questo amore senza fine. Poi la scuola, per forza di cose un po’ teutonica (come mia mamma, del resto: anche lei non scherzava) mi ha impegnato a tempo pieno ma ho sempre conservato il contatto con loro, intensificandolo non appena l’occasione era favorevole. Ho fatto Scienze Politiche con indirizzo internazionale alla Cattolica di Milano, rientrata in Valle ho lavorato nell’area relazioni esterne e ufficio stampa poi con due colleghi abbiamo creato una società di formazione, eravamo occupati nella creazione di start-up per i giovani imprenditori con un progetto collegato al Fondo Sociale Europeo. Ma in parallelo a questo c’erano sempre i cavalli e il bisogno di esprimermi attraverso l’arte – fotografia o disegno che fosse. Ho collaborato sin da giovanissima a diverse riviste di settore, seguo costantemente i corsi di Linda Telligton-Jones e li documento fotograficamente: le immagini mi aiutano a capire certi dettagli del suo lavoro che altrimenti mi sfuggirebbero”.