Siena, 4 agosto 2020 – Questa è una storia bella, di quelle con il lieto fine.
Ed è anche una storia di quelle che ti insegnano a non farti impastoiare dalle apparenze, una di quelle dove fai fatica a distinguere i buoni e i cattivi: è la storia di Evasion Stuk, cavallo Purosangue Inglese, e adesso ve la raccontiamo.
C’era una volta un Purosangue Inglese che si chiamava Evasion Stuk: un bel cavallino baio nato nel 2003 da Stuk e Floravai.
Una carriera come tante in pista di quelle che magari non fanno un campione e coi premi vinti ci paghi giusto maniscalco, fieno e biada.
Ma i cattivi del galoppo che fanno invece di macellarlo a 6 anni, visto che non ci si riusciva a cavare un granché?
Lo vendono ad una scuderia di Foligno dove Evasion Stuck avrebbe partecipato alle quintane.
Anche qui qualche anno di professione, e poi che fanno quei cattivoni della monta storica, lo macellano?
Macché, nel 2013 lo vendono a qualcuno che farà con lui delle belle passeggiate.
Tante passeggiate.
Tante passeggiate lunghissime.
Anzi a dirla tutta tante, troppe passeggiate e tanto, troppo lunghe: tant’è che il povero Evasion Stuk si era ridotto pelle e ossa e soffriva il riacutizzarsi di qualche vecchio acciacco professionale dei tempi del galoppo.
Alessandro e Caterina lo hanno conosciuto così, in un maneggio dove andavano per fare qualche lezione di equitazione: magro, polveroso, zoppo all’anteriore destro e al posteriore sinistro.
E trascurato, fiaccato, spaventato, terrorizzato da sella, sottosella e testiera.
Un cavallo con gli occhi spenti come il suo mantello, un cavallo che era stato spremuto come un limone senza alcun riguardo.
Non su una pista da galoppo ma sui sentieri di mezza Italia, quelli dove immaginiamo sempre circolino solo binomi felici in cui la componente umana è doverosamente grata a quella equina.
E cosa fanno allora Alessandro e Caterina, che sono due ragazzi senesi e per di più contradaioli?
Comprano Evasion Stuk e se lo portano via per 450 Euro, il prezzo della carne che il proprietario voleva comunque ottenere da lui e chi se ne importa, se glieli avesse dati un macellaio.
Ma perché Alessandro e Caterina lo hanno comprato, per farci le corse clandestine?
O magari per farlo correre al Palio?
Macché, quei cattivoni di contradaioli se lo portano via soltanto per farlo stare bene e curarselo: sarà il loro primo cavallo, e voi che leggete qui sapete tutti cosa vuol dire avere per la prima volta un cavallo tutto tuo.
Alessandro e Caterina acquistano Evasion Stuk a fine dicembre 2019, e lo portano subito all’Atr Ranch.
Un posto tranquillo appena fuori Siena dove montano all’americana e ci sono Rebecca, Claudia e Stefano che gli daranno una mano a curare il loro cavallo.
Da lì in poi la vita è radicalmente cambiata per il baietto Psi: check up veterinario completo con consulenze personalizzate per movimento e alimentazione.
Poi paddock e box tutti per lui che aveva patito molto la convivenza forzata con una femmina predominante che gli mangiava regolarmente la razione di biada e una quota notevole dell’evidentemente non tantissimo fieno a disposizione.
Un maniscalco attento per sistemargli i piedi.
E poi amore.
Tanto amore, molto amore.
Che l’amore per un cavallo (e forse non solo per un cavallo) non è belle paroline ma attenzioni, cure, dolcezza, calma e tempo da dedicargli.
Così Alessandro e Caterina hanno aspettato che guarisse la brutta cicatrice che aveva sul garrese.
E gli hanno insegnato ad apprezzare le carezze e i baci, lui che alzava la testa non appena ti avvicinavi con la mano.
Gli hanno fatto capire che sella e copertina non volevano dire inevitabilmente galoppate pancia a terra e paura e dolore ma potevano anche significare un calmo e leggero lavoro in maneggio, con passeggiatina finale nei dintorni per rilassarsi ancora un po’ insieme.
Alessandro e Caterina lo hanno aspettato come si aspetta un bambino, mese dopo mese.
E dopo 6 mesi Evasion Stuk è rinato, e si è rassegnato all’idea di essere un cavallo felice: che si addormenta mentre lo sellano dal gran che è rilassato, e non ha più paura di patire dolore quando lavora.
Che ha il mantello lucido del cavallo ben nutrito e ben curato, e gli occhi tranquilli di chi attorno a sé sente solo amici.
Che ha conservato la sua bella testardaggine da cavallo da corsa e scafato e le andature veloci di un atleta, ma si sdilinquisce in mezzo alle coccole e non ha paura di nulla, in maneggio o fuori.
“Sì, quando l’ho visto per la prima volta che si appisolava mentre gli stringevo il sottopancia mi si è sciolto il cuore” ci ha raccontato Alessandro, “proprio lui che quando lo abbiamo preso perdeva la testa al solo vedere la sella. Certo è un cavallo con cui bisogna usare riguardo sia per l’età che per la condizione: ha un po’ di artrosi a un nodello, la necessità di una ferratura particolare. Ma fa lo stesso se non sarà più un atleta, a me basta poterlo guardare e vederlo sereno, tranquillo e felice. Perché i cavalli sono contagiosi: se stanno bene stai bene anche tu, se stanno male stai male anche tu. Noi vogliamo che lui stia bene, mi riempie il cuore quando lo montiamo e lo sentiamo sereno”.
Ecco, questa è la storia di Evasion Stuk che adesso è diventata anche quella di Alessandro e Caterina.
Una storia dove i personaggi sembra che si siano divertiti a scambiarsi i ruoli, a travestirsi con apparenze che di solito associamo – in modo molto superficiale – alcune ai buoni e altre ai cattivi.
Nonostante questa apparente confusione, noi confidiamo nel fatto che alla fine la morale di questa storia sia perfettamente comprensibile.
Per lo meno a quelli che noi consideriamo e pensiamo come buoni, e che possono essere vestiti con mille diversi abiti di mille diversi colori.
Ma pensano tutti, proprio come Alessandro e Caterina, che i cavalli siano contagiosi: e che basti vederli sereni per essere felici noi stessi.