Padova, mercoledì 17 agosto 2022 – Pensando a Franco Di Giusto lo si vede così: corporatura poderosa, una barba folta e crespa di un colore più simile al rosso/biondo/marroncino che al nero o grigio, una barba da omaccione irlandese o vichingo o comunque da personaggio di film storico in cui locande con tavolacci di legno massiccio sono frequentate da avventori chiassosi e allegri che tracannano birra che sborda da boccali riempiti fino all’orlo.
Pensando a Franco Di Giusto lo si vede vestito con colori che vanno dal beige al marrone al verde scuro, giacche di tweed un po’ grosse e ingombranti senza più troppa forma, berretto inglese floscio e vissuto, pantaloni da equitazione larghi e comodi di tessuto spesso e antico (cioè non quelle odierne cose di abbigliamento tecnico, insomma), stivali che sembrano più da caccia e da avventura che da sport equestre vero e proprio.
Pensando a Franco Di Giusto lo si vede immerso nei colori e nei sapori della terra e della natura, il vento, la polvere, l’acqua, l’erba… Ed è un pensiero del tutto pertinente poiché è da lì, dalla natura, che nasce il rapporto tra Franco Di Giusto e i cavalli, tra Franco Di Giusto e l’equitazione. Anche perché lui è friulano di nascita (Rivignano, nel 1939) e il Friuli è una regione che vive con la propria terra un rapporto molto intimo e profondo, un po’ come la Sardegna per certi versi…
Franco Di Giusto non nasce in una famiglia di gente di cavalli: lui i cavalli li avvicina tardi, poco meno che trentenne, come conseguenza del suo amore per la vita a contatto con la natura appunto. Cosa c’è di più bello del muoversi in montagna o lungo i fiumi o in mezzo ai boschi in compagnia di un cavallo… ?
Queste sono un’idea e una sensazione che Franco Di Giusto condivide con alcuni amici: tutti insieme nel 1970 acquistano cinque cavalli e costruiscono una piccola ed essenziale scuderia a Tessera, vicino a Mestre e dunque a Venezia, con l’unico scopo di dedicarsi al piacere delle passeggiate in sella. Diversi anni dopo lo stesso Franco Di Giusto avrebbe ricordato così quell’inizio quasi pionieristico: «Conoscenze pochissime, capacità poche, entusiasmo tanto».
Ma le passeggiate a cavallo su di un territorio che presenta una continua serie di limitazioni dettate sia dall’urbanizzazione sia dalla circoscrizione delle aree agricole diventano un’attività sempre più complicata: il gruppo di amici si rassegna all’idea di dover vivere la propria passione montando all’interno di un maneggio, che viene costruito proprio a seguito di questa consapevolezza.
Allegria, passione, divertimento: sintomi molto contagiosi della malattia-cavallo, tanto che i… malati aumentano di numero all’interno di questo piccolo impianto privato, fino a rendere indifferibile un certo allargamento. Nel 1972 viene presa in affitto una casa colonica che sorge lì nei pressi: pian piano viene rimessa in ordine, si sistemano le scuderie, si costruisce il campo ostacoli, poi un secondo campo in sabbia, Franco Di Giusto nel 1973 frequenta il corso istruttori tenuto a Passo Corese da Paolo Angioni, poi torna a Tessera e comincia ad avviare l’attività di scuola di equitazione in quello che nel 1974 diventa a tutti gli effetti il Circolo Ippico Marco Polo.
Il neonato centro ippico in breve tempo diventa una piccola cellula dedicata allo sport equestre in senso lato, seguendo in sovrapposizione quasi esatta le passioni di Franco Di Giusto il quale, da uomo curioso e… onnivoro, dedica in egual misura la sua attività di istruttore al salto ostacoli, al turismo equestre, perfino alle corse… E naturalmente anche al completo. Anzi, proprio per il completo il Marco Polo ha avuto una certa importanza perché negli anni Ottanta sarà sede di diverse gare di tale specialità, sfruttando al meglio il proprio ampio spazio verde: un’importanza più divulgativa che agonistica in senso proprio, dato che si è trattato di competizioni elementari che hanno però avuto il grande pregio di rendere ‘vicino’ e possibile il completo per tanti ragazzi allievi non solo dello stesso Marco Polo ma anche dei numerosi centri ippici della zona.
Questa è la storia di come i cavalli e l’equitazione hanno avuto il potere di cambiare la vita di un uomo, determinandone a un certo punto il corso e l’esistenza: e di come questo uomo, consapevole del dono ricevuto, abbia poi dedicato tutto sé stesso a trasferire verso gli altri la propria passione, le proprie sensazioni e perfino i propri desideri. Facendolo inesauribilmente fino al giorno della propria morte: quasi una missione, insomma, vissuta però da Franco Di Giusto sempre con lo stesso trasporto e lo stesso piacere di quei giorni ormai lontani, quando con un gruppo di amici… conoscenze pochissime, capacità poche, entusiasmo tanto.
(Comunicato Stampa Fise Veneto)