A Estrada, 31 agosto 2021 – Magari guardando la foto qualcuno storcerà un po’ il naso.
Ma la Rapa das Bestas, una tradizione fortemente sentita in Galizia, ha delle particolarità che vale la pena conoscere.
Prima di tutto, quello che è un apparente assalto degli uomini ai cavalli ha uno scopo preciso: fermare e isolare ogni soggetto per sverminarlo, curare le eventuali ferite, rasargli coda e criniera e marchiarlo.
Poi è diventata nei secoli anche una occasione di festa, in cui i più gagliardi fanno vedere il loro coraggio.
Perché nei curros, i recinti dove vengono radunati i cavalli, gli aloitadores (traduzione letterale: i lottatori) non possono usare né corde né bastoni.
La forza degli uomini contro quella dei cavalli, e basta.
Nel 2018 un piccolo numero di cavalli e fattrici (dodici finora) ha iniziato ad essere dotato di collari localizzatori dotati di GPS. L’intento è di studiarne le usanze e minimizzare l’impatto sociale delle mandrie in tempi di scarsità di cibo. E anche determinare l’importanza di cavalli selvaggi nel controllo degli incendi boschivi, tra le altre cose. I cavalli che fanno parte delle mandrie di curros sono di razza Galiziana, o Galego, e derivati.
Anche il rapporto tra numero dei cavalli e dimensioni del recinto che li contengono durante la Rapa das Bestas è voluto.
Intanto perché è più facile per gli aloitadores entrare in contatto (per usare un eufemismo) con gli animali.
E poi perché così questi ultimi non hanno lo spazio materiale per scapicollarsi qua e là al galoppo di fuga, rischiando contusioni o peggio.
Terminato tutto alcuni puledri vengono tenuti per essere domati e usati per la sella, gli altri tornano liberi in montagna: fino al prossimo anno, fino alla prossima Rapa.