Roma, 15 febbraio 2021 – Quello realizzato nel 1895 dallo scultore Emilio Gallori e che domina il colle del Gianicolo dal suo punto più alto è solamente uno.
Uno delle migliaia di monumenti grandi o piccoli, equestri o meno dedicati a Giuseppe Garibaldi dalla quasi totalità delle città italiane.
E sicuramente è uno dei più maestosi: ma da dove viene questa abbondanza nazionale di omaggi all’Eroe dei due mondi?
E’ la naturale conseguenza dell’enorme e sincero attaccamento degli italiani alla figura di questo condottiero, che per i tempi era assolutamente al di fuori dei canoni dell’italiano medio.
Femminista, anti-cattolico senza essere ateo, rivoluzionario combattente senza appartenere ad un esercito regolare e comunque pacifista appena terminavano le condizioni di una giusta guerra di liberazione.
Garibaldi ha fondato la Società per la Protezione degli Animali italiana, aveva amici di colore e sul finire della sua vita scelse la dieta vegetariana per mere ragioni morali.
Come per tutti i monumenti che lo raffigurano l’orientamento del Giuseppe nazionale in bronzo ha sempre un significato ben preciso: infatti generalmente le sue immagini guardano verso Roma.
Ma questa del Gianicolo, inaugurata quando i rapporti tra Santa Sede e Regno d’Italia erano ancora interrotti, era posizionata in modo che guardasse il Vaticano.
Per espressa volontà pontificia, dopo i Patti Lateranensi nel 1929, la statua venne rivolta verso il Gianicolo.
E e adesso a guardare verso il Vaticano sono i quarti posteriori del cavallo.
Piccola nota: il cavallo del monumento a Garibaldi è uno stallone, che evidentemente su di un piedistallo offre la possibilità di dettagli più consoni alle aspettative generali riguardanti il corsiero di un eroe.
Ma la monta prediletta di Garibaldi era una cavalla, Marsala, sepolta sull’isola di Caprera come il suo generale che lì passò gli ultimi anni di vita.
Marsala era con Garibaldi anche nella cruenta battaglia di Palermo, e dopo il ritiro del generale visse con lui sull’isola sarda fino alla bella età di trent’anni .
Per lei gli inglesi portarono sin lì un bastimento carico di terra britannica.
Serviva a far crescere erba fresca per la cavalla, che se fosse stato per il locale terreno sassoso Marsala avrebbe dovuto accontentarsi di fieno importato via mare, e biada.
Tre volte i fulmini hanno colpito il monumento del Gianicolo negli scorsi 80 anni.
L’ultima nel 2018 quando è stato danneggiato il basamento: da notare, colpito sempre dallo stesso lato.
Approvato a ottobre 2020 il progetto per il restauro dei danni e la costruzione di una gabbia di Faraday che lo protegga.
Qui un approfondimento su Anita, la moglie di Giuseppe Garibaldi, una figura molto più interessante di quanto a volte non si pensi.