Bologna, 17 gennaio 2021 – Ha provato per tre volte a venire in Italia per partecipare a delle gare. Alla fine ha gettato la spugna. Rachael Williams, una trainer dello Yorkshire (Gbr), imputa alla Brexit l’impossibilità di spostarsi nel resto dell’Europa con i cavalli.
La causa? La burocrazia e la mancanza di chiarezza in merito a quali sono i documenti che si dovrebbero presentare in uscita dal Regno Unito.
A fronte di oggettive difficoltà, imputate dagli enti competenti alla ‘novità’ della situazione, il governo britannico ha messo in campo un nuovo programma di formazione per i veterinari. Sono loro infatti che hanno il compito di eseguire le ispezioni richieste dalla nuova regolamentazione sul transito e il trasporto dei cavalli.
Rachael Williams, che di solito affronta una decina di viaggi all’anno per venire a gareggiare ‘in Continente’, con i sei cavalli e i tre cavaliere che accompagna, come altri colleghi è in pesante difficoltà.
«Ci era stato assicurato che se avessimo partecipato a gare internazionali, con passaporti Fei o cavalli registrati in Olanda, le trasferte sarebbero state semplici come al solito» ha dichiarato la trainer. «Per quanto ci riguarda, non abbiamo avuto un buon accordo per la Brexit. Anzi, non abbiamo avuto alcun accordo».
La risposta istituzionale
A fronte delle lamentele, abbastanza diffuse in tutto il Regno, Jan Rogers, membro del consiglio del British Horse Council ha ammesso che il problema è dilagante.
«Con la nuova normative, i cavalli devono fare una quarantena, esami del sangue particolari, documenti di esportazione, dichiarazioni online, notifiche alle dogane, documenti identificativi aggiuntivi… Il tutto in un arco di tempo molto stretto prima della partenza» ha spiegato la Rogers.
Per trovare una soluzione a questo problema, che al di là delle trasferte per i concorsi interessa anche il ricco comparto dell’ippica e dell’allevamento, il Department for Environment, Food and Rural Affairs (Defra) ha messo a disposizione 800mila sterline.
Serviranno per la formazione di nuovi veterinari autorizzati alle procedure, al fine di sveltire i tempi. Inoltre ha allargato il numero dei veterinari ‘abilitati’ a questi servizi da 600 a 1500.