Bologna, lunedì 15 marzo 2021 – Napoli, concorso nazionale alla Scuola Napoletana di Equitazione, campo prova. Un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri si dirige al galoppo verso l’ostacolo largo. L’ufficiale mette il cavallo in direzione dell’ostacolo, ma proprio in quel momento un ragazzino con il suo cavallo gli taglia la strada… L’ufficiale esce dunque bruscamente dalla traiettoria che lo avrebbe condotto all’ostacolo e con tono pacato ma a voce alta per farsi udire nel caos del campo prova richiama il ragazzino. Il ragazzino invece di scusarsi risponde, rimproverando l’ufficiale per non aver chiamato l’ostacolo, o per averlo fatto con un tono di voce non sufficientemente chiaro per farsi intendere da tutti gli altri cavalieri presenti in campo prova. L’ufficiale, probabilmente sorpreso dall’impertinenza del ragazzino, non replica e continua il lavoro di preparazione per il suo ormai imminente percorso in gara in campo ostacoli.
Una volta terminata la categoria, l’ufficiale manda a chiamare il ragazzino insieme a suo padre. Quando padre e figlio si presentano al suo cospetto, l’ufficiale si rivolge al ragazzino con fare quasi affettuoso e dice solo una frase: «Io al tuo posto non mi sarei comportato così».
«Mi ha detto solo questo, io al tuo posto non mi sarei comportato così», racconta oggi il… ragazzino, che di nome fa Bruno Chimirri. «Non l’ha detto facendo valere l’autorità che gli derivava dall’essere molto più grande di me, dall’essere un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, dall’essere un cavaliere con un curriculum straordinario, no: l’ha detto con calma, pacatamente… E così mi ha dato una lezione impressionante, indimenticabile… e infatti io non l’ho mai dimenticata. Mai».
Bruno Chimirri veste a sua volta la divisa dell’Arma dei Carabinieri. Proprio come Giancarlo Gutierrez per tutta la sua vita… «Molti anni più tardi lui ha preso a cuore il mio desiderio di entrare nell’Arma: capivo che sarebbe stato felice se io avessi indossato questa divisa. Mi ha spiegato molte cose, mi ha insegnato molte cose. Un gentiluomo, un signore… una persona alla quale è impossibile non voler bene».
Giancarlo Gutierrez è nato nel 1932. Sardo, ovviamente. Figlio di un Gutierrez – Antonio (1904-2000) – che rimarrà per sempre nei libri di storia dell’equitazione per aver stabilito il record mondiale di elevazione nel 1938 saltando 2.44 in sella a un cavallo irlandese alla nascita di nome Froth Blower, ma in seguito divenuto Osoppo per l’imposta italianizzazione dei nomi da parte del regime fascista (e la storia di Antonio Gutierrez e di Osoppo ha ispirato una scrittrice del calibro di Patrizia Carrano per il meraviglioso romanzo “L’Ostacolo dei Sogni”).
Ma Antonio Gutierrez in realtà è stato un grande uomo di cavalli per tante altre imprese sportive e agonistiche, oltre che per essere stato il commissario tecnico della squadra azzurra di salto ostacoli in alcuni degli anni più splendenti della formidabile coppia di assi composta dai fratelli Piero e Raimondo d’Inzeo («Mio padre mi raccontava che talvolta non gli era stato facile gestire al meglio due personalità così forti… »).
Giancarlo Gutierrez segue le orme paterne in sella e si forma come cavaliere di alto livello agonistico nel corso degli anni Cinquanta, dopo aver ottenuto il primo significativo successo della sua carriera agonistica nel 1948 vincendo il Saggio delle Scuole con la squadra di Cagliari insieme a Tonino Cassini, Mario Porrà, Anna Maria Fadda. E come tutti i cavalieri di alto livello formatisi nel corso degli anni Cinquanta, Giancarlo Gutierrez è un giovane eclettico che sa fare bene tutto: all’epoca non esisteva una specializzazione esclusiva come al giorno d’oggi, e per i cavalieri – soprattutto militari – montare bene a cavallo voleva dire affrontare gare in completo e salto ostacoli e corse in ippodromo in egual misura e con eguale impegno. In effetti la carriera agonistica di Giancarlo Gutierrez si orienterà infine più verso il salto ostacoli con risultati magnifici: nel 1963 sarà probabile olimpico per le Olimpiadi di Tokyo 1964 partecipando con la squadra azzurra a Coppe delle Nazioni del massimo livello quali quelle degli Csio di Ginevra, Dublino, Londra e soprattutto Aquisgrana. Proprio ad Aquisgrana l’Italia ottiene un favoloso 2° posto schierando – oltre a Giancarlo Gutierrez su Mount Leinster – Raimondo d’Inzeo su Posillipo, Lalla Novo su Rahin e Graziano Mancinelli su The Rock: una squadra da sogno!
A proposito di sogno: quello di qualsiasi atleta di qualunque disciplina sportiva Giancarlo Gutierrez lo corona in completo… le Olimpiadi, a soli 24 anni. Stoccolma 1956: l’Italia schiera Adriano Capuzzo su Tuft of Heather, il maresciallo Giuseppe Molinari (primo sottufficiale della storia italiana a partecipare a un’Olimpiade: fino al 1952 i Giochi erano preclusi ai sottufficiali) su Uccello e appunto il tenente Giancarlo Gutierrez su Winston ottenendo un ottimo 5° posto su quindici squadre. Il miglior azzurro nella classifica individuale è proprio lui, Giancarlo Gutierrez, il quale si classifica al 7° posto su cinquantasei partecipanti: una gara magnifica, indimenticabile. Il cui ricordo oggi mette in luce il profondo senso di sportività e di sensibile correttezza che anima Gutierrez: «Il cavallo che avrebbe dovuto montare Giuseppe Molinari lo avevo montato a lungo io, Winston, un soggetto di ottime qualità. A Stoccolma io invece avrei montato Oriente, il quale però alla vigilia si infortuna: così mi sarebbe stato assegnato il cavallo di riserva, Uccello, un bravo cavallo ma di modeste risorse. A quel punto interviene Molinari. Il suo ragionamento è semplice: io ho montato poco Winston, Gutierrez non ha mai montato Uccello, improvviseremmo in due. Allora meglio se io monto Uccello e Gutierrez Winston: improvvisa solo uno. Molinari ha così dimostrato vero altruismo e soprattutto grande spirito di squadra, sapendo benissimo che in sella a Uccello non avrebbe certo potuto ambire a un risultato di eccellenza».
Il modo in cui Giancarlo Gutierrez ricorda questo episodio così importante e così ricco di significati umani e sportivi, valorizzando così bene la figura di Giuseppe Molinari, dimostra come meglio non sarebbe possibile la sua dimensione e la sua qualità di persona. I risultati conquistati da Giancarlo Gutierrez nel campo di gara sono del massimo prestigio e del massimo livello lungo una carriera agonistica che lo ha visto attivo protagonista fino agli anni Novanta, ma il più importante in assoluto è quello ottenuto nel campo della vita: chiunque abbia avuto a che fare con lui sia tra i suoi colleghi del mondo militare sia tra quelli del mondo dello sport semplicemente lo adora…
E quindi, se pensate che l’esistenza terrena sia solo una sofferenza e che l’universo sia popolato di gente maleducata, violenta, ignorante e cialtrona… ebbene, parlate del generale dei carabinieri Giancarlo Gutierrez con qualcuno che lo conosce bene. Fatelo: vi riconcilierete con il mondo.