Perugia, 13 settembre 2018 – Riportiamo integralmente l’articolo del Comitato Regionale umbro della Federazione Italiana Sport Equestri con le dichiarazioni a proposito della gara annullata di Endurance dei Fei World Equestrian Games 2018 di Gianluca Laliscia, coach e cavaliere di endurance e organizzatore di eventi internazionali della disciplina, presente al Tryon International Equestrian Center di Mill Spring (Usa, Nc).
“Se il futuro dell’endurance dovesse fare riferimento a quanto andato in scena a Tryon, in occasione dei World Equestrian Games 2018, chiunque sarebbe autorizzato ad avere foschi presagi. L’appuntamento più atteso dell’anno altro non è stato che uno sconcertante, eclatante e macroscopico passo indietro, che ha provocato un danno di proporzioni inestimabili all’intero movimento mondiale e un incommensurabile danno di immagine a sponsor finora disposti investire in questa disciplina. Provare a immaginare, o anche pensare di essersi fatti un’idea di ciò che è successo osservando i video arrivati dalla North Carolina, è impossibile. Solo chi ha vissuto direttamente i giorni della vigilia e quello della gara può veramente testimoniare il clamoroso e allarmante fallimento. Nelle vesti di osservatore accreditato c’era Gianluca Laliscia, campione del mondo a squadre 2005, CEO & Chairman di sistemaeventi.it, da 20 anni impegnato in grandi eventi di endurance e prossimo organizzatore del FEI World Endurance Championship for Junior & Young Riders 2019, del FEI World Endurance Championship for Young Horses 2019 e del LONGINES FEI World Endurance Championship 2020. Il suo è un racconto pieno di amarezza, ma soprattutto di preoccupazione legata alle sorti dell’endurance su scala mondiale.
“La data del 12 settembre 2018 – confessa Gianluca Laliscia – è destinata a essere ricordata come il punto più basso che la nostra disciplina ha mai vissuto, al quale più che le condizioni climatiche ha contribuito una serie di errori, sottovalutazioni e incapacità umane. Alla luce di quanto è successo penso che sia opportuna una profonda riflessione da parte di tutti, a partire dalla FEI e finendo alle singole Federazioni. Condannare l’endurance a questo genere di sentenze è inammissibile“.
Conviene, quindi, ripercorrere gli eventi che si sono succeduti a Tryon a partire dai giorni precedenti, senza dimenticare la sottovalutazione con cui FEI e Comitato organizzatore dei Weg hanno trattato i numerosi campanelli di allarme suonati già in occasione del Trial Ride Test Event dello scorso aprile in relazione a meteo, temperature, umidità e altimetria del percorso. “C’era tutto il tempo per adottare contromisure – conferma Laliscia – ma nessuno ha voluto farlo“. Il resto è storia recente: a quattro giorni dalla gara, con tutti i protagonisti dell’evento già arrivati a Tryon, l’area destinata all’endurance era un cantiere appena avviato, con il cancello veterinario confinato ai margini degli spazi dei World Equestrian Games. “Una constatazione amara – commenta Gianluca – di quanto e come l’endurance venga considerato in questo evento che viene invece spacciato per le Olimpiadi degli sport equestri. Negli ultimi giorni i lavori sono stati per forza di cose accelerati, ma anche in questo caso l’approssimazione e l’improvvisazione l’hanno fatta da padrone: ben al di sotto dei livelli minimi di qualità il fondo del cancello veterinario, illuminazione degli spazi assente, tensostrutture carenti, l‘approvvigionamento di acqua tardivo e regimentazione delle acque piovane inesistente, ma l’elenco delle mancanze potrebbe continuare all’infinito“.
Il tutto, come appare evidente, senza che la FEI sia stata in grado in incidere a tutela dei cavalli e degli atleti che di lì a poco avrebbero dovuto affrontare una durissima gara di 160 chilometri. La gara vera e propria, infatti, altro non è stato che il più che prevedibile epilogo. L’inizio, incredibile, è stato una doppia partenza, data in due punti diversi a due gruppi distinti, indirizzati a 6 chilometri di distanza l’uno dall’altro per colpevole mancanza di comunicazione fra Comitato organizzatore e Ground Jury. Il resto, però, doveva ancora riservare sviluppi vergognosi: prima la neutralizzazione al termine della prima fase e la decisione di far ripartire la gara -accorciata nel frattempo a 120 chilometri – 45 minuti dopo l’arrivo dell’ultimo cavallo nonostante il documento ufficiale proposto dalla Federazione spagnola e firmato da 17 Federazioni (non la FISE, i cui dirigenti presenti hanno motivato la decisione di non firmare per l’annullamento dicendo che “l’Italia non si mette contro la FEI”) in cui si chiedeva la cancellazione della prova per prevista carenza di luce solare e delle condizioni minime indispensabili a garantire la sicurezza di cavalli e cavalieri; poi, ben 7 ore più tardi, la decisione della FEI di annullare la gara dopo aver creato le condizioni affinché la clinica veterinaria fosse piena e sottoposto cavalli e cavalieri a un sacrificio immane, che poteva essere sicuramente e
indubbiamente evitato se solo si fossero usati buon senso e professionalità al posto dell’arroganza e dell’impreparazione.
“Il bilancio di questa giornata purtroppo indimenticabile – aggiunge Laliscia – è disastroso e induce tutti coloro che hanno a cuore veramente il futuro dell’endurance a una seria riflessione per capire fino in fondo su quali interlocutori poter contare. La sensazione, però, è che tutto ciò che di buono e positivo fatto finora vada ascritto esclusivamente alle capacità, all’impegno e alla professionalità di alcuni, Comitati organizzatori, che nulla hanno a che vedere con chi ha voluto scrivere ai Weg di Tryon la pagina più brutta della storia dell’endurance“.
Articolo “A TRYON LA PAGINA PIU’ BRUTTA DI SEMPRE DELL’ENDURANCE” – Fise Umbria – clicca qui –