Port-au-Prince, 17 febbraio 2022 – Evidentemente funziona.
Perché anche ad Haiti, ex-colonia francese caraibica devastata dal terremoto del 2010 che raggiunse il grado 7 di magnitudo, i cavalli aiutano a salvare bambini in pericolo.
Come?
Dando loro l’occasione di imparare a prendersi cura di un altro essere vivente; facendo loro sentire fisicamente la vicinanza, la sensibilità e la forza di una creatura che in fondo sembra sempre uscita da una favola.
Togliendoli per qualche ora ogni giorno dall’ambiente degradato delle sterminate baraccopoli che circondano Port-au-Prince, la capitale di Haiti.
Una città che si pensa conti più di 2.000.000 di abitanti ma in realtà non se ne conosce nemmeno il numero esatto.
Ebbene in quell’ambiente dove criminalità e gang fagocitano i ragazzi, c’è qualcuno che non si lascia travolgere da una disperazione che non ha nemmeno più numeri per misurarla e si prende cura almeno di qualcuno di loro.
E già questo è un sospiro di sollievo, forse: identificare individui dove tutto il male concorre a renderli invisibili, annegati un una marea di persone costrette a non avere nemmeno una identità riconosciuta.
Questo centro ippico accogli i ragazzi che provengono dalle bidonville, gli insegna a prendersi cura di un cavallo e a montarlo.
Facendo loro vedere che ci può essere altro dalla violenza, dal degrado irreversibile, dal non avere sogni e speranze.
Ognuno con il suo cap, abituandoli a ricercare una cura anche formale di sé che è il primo passo per invertire la rotta e migliorare la propria condizione di vita.
Perché quando ti occupi di un cavallo, e poi monti in sella e impari a comprenderlo sali davvero più in alto, ogni volta.
Qui un altro esempio del genere, Concrete Cowboy