Bologna, 12 gennaio 2019 – Se la pianura emiliana vi sembra piatta, sempre uguale e senza emozioni vi sbagliate di grosso, perché dalla gente che la abita c’è sempre da aspettarsi qualcosa di originale: come un branco di nove cavalli Fjord, ad esempio.
E’ quello che succede a Baricella, a metà strada tra Bologna e Ferrara: qui Ilaria Neri ha piano piano collezionato un nucleo di questi piccoli, grandi cavalli originari della Norvegia.
«Ho cominciato per caso, avevo visto e provato uno di questi cavallini senza nemmeno sapere da dove venisse, ma era così bravo e affidabile che volevo saperne di più e ho cominciato ad informarmi. Poi sono andata in Germania presso un allevatore per acquistarne uno per il maneggio…e sono tornata con tre fattrici ed un castrone: li ho scelti perché sono a prova di bomba, anche con i cavalieri più inesperti e hanno tutte le qualità che servono per dare soddisfazione anche a quelli più esigenti».
Diffusissimi in tutti i paesi de Nord Europa, i Fjord sono originari della Norvegia occidentale: hanno fatto l’animale da basto, trasportato i tronchi nei boschi, trainato aratri, tirato gli attacchi che portavano le famigliole a messa la domenica e portato in groppa cacciatori, coppie di fidanzati e ragazzini che dovevano andare a scuola in un paese dove, fino a un centinaio di anni fa, c’erano ancora branchi di lupi a rendere pericolosi gli spostamenti: uno stallone Fjord era capace di metterli in fuga rampando con gli anteriori, rivelandosi quindi una vera e propria arma di difesa personale.
Pochi influssi esterni hanno potuto contaminare un patrimonio genetico che sembra arrivare dritto dal Tarpan, il cavallo selvatico delle steppe asiatiche ormai estinto.
Negativi furono i primi tentativi di allevamento organizzato: nel 1843 a Hjerkinn il governo norvegese portò uno stallone e sei fattrici, tutti dal ricercato mantello «ulsblakk», un isabella crema chiarissimo.
I puledri nacquero tutti bianchi con gli occhi azzurri per via di quello che oggi conosciamo essere il problema derivante dall’accoppiamento di due soggetti con l’allele della diluizione crema nel proprio patrimonio genetico: un carattere normalmente recessivo che diviene dominante a causa di una selezione artificiosa, causando la nascita di individui poco vitali.
Rapido dietro-front governativo, che arriva ad immettere qualche stallone Dole Gudbrandsdal (norvegese vocato al tiro leggero) per ovviare alla carenza di soggetti adatti a diventare stalloni.
In pochissimi decenni le attenzioni prestate alla «Razza Originale Norvegese» (come era definito il Fjord) permisero di reperire un buon numero di stalloni tipici e corretti; dal 1907 per i Fjord è ammesso solo l’allevamento in purezza, nel 1910 è stato pubblicato il Libro Genealogico della razza.
Altro passaggio importante nel 1941, quando viene limitata ai soli stalloni approvati la possibilità di coprire fattrici di allevamenti diversi: per il resto i Fjord hanno continuato con serenità a condividere vita, lavoro e divertimenti dei loro amici umani, citazione viva della loro storia, delle loro leggende e delle loro tradizioni.
In ogni dipinto, scultura o fotografia che li ritrae saltano agli occhi due cose: la coerenza del loro modello morfologico attraverso le varie epoche e lo stretto legame empatico che unisce sempre il cavallo alla persona che gli sta vicina, illustrando perfettamente questo cavallino «amante della compagnia, di aspetto e carattere seducente» (Caroline Silver, Cavalli: tutte le razze del mondo).
Nel giocattolo di un bambino di tre secoli fa come nelle foto di Instagram disponibili sul web il loro carattere gentile è sempre riconoscibile, tanto quanto la loro criniera: solo il mondo attorno è cambiato, loro sono rimasti ancora Fjord.
Indira 14 anni, petto largo, fianchi robusti e occhi dolci, un puledro all’attivo: la giumenta Fjord che abbiamo montato è tutto questo, e anche di più.
Una seria professionista, senza nessuna bizza o grillo per il capo che ascolta attenta ogni indicazione e aiuto, diligente sin nel profondo. Capace, affidabile e solida: un gioiello di cavalla.
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Carattere – Serenità e tranquillità sono le due parole che meglio descrivono Indira, che fa sentire immediatamente, a pelle, la sua nordica imperturbabilità: l’abbiamo montata in maneggio mentre a fianco venivano potati gli alti pioppi che danno ombra al campo in sabbia, lei delle motoseghe e dei tronchi che cadevano da 20 metri di altezza non ha proprio dato segno di accorgersene.
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Solidità – Compatta e muscolosa, la nostra Fjord ci ha sollevati dal timore di essere gravata da una amazzone un po’ troppo fuori forma: nonostante le dimensioni quasi da pony, ha dimostrato di essere un’ottima monta anche per adulti non proprio esili. Morfologicamente una macchina da guerra, tout court.
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Andature – Inaspettatamente confortevoli: galoppo ben pausato, trotto morbido e regolare, per nulla corto o affrettato, il passo invita a lunghe passeggiate e una volta che ha preso l’andatura richiesta la mantiene senza porre questioni ulteriori: il riposante risultato di un ottimo lavoro quotidiano, ci preme sottolineare. Il passage è potente e definito: si sente che le dà gusto tirar fuori un po’ di verve.
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Versatilità – Indira svolge abitualmente il lavoro di scuola con allievi di ogni età, accompagnandoli nel lavoro in ripresa e sui primi salti; ma è anche gradevolissima quando le si richiede qualcosa di più come lavoro in piano, sa cosa deve fare e si applica con diligente attenzione. Non per niente la sua razza è stata selezionata per la doppia attitudine, sia sella che tiro leggero: una garanzia, per quanto riguarda il desiderio di collaborazione.
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Rusticità – Scalza e non tosata, eppure perfettamente in ordine: i piedi di Indira sono invidiabilmente solidi e compatti, sani come il corallo come si dice qui in Emilia. Il mantello non è cresciuto troppo folto nonostante passi la maggior parte del tempo al paddock, consentendole così di avere un aspetto davvero curato nonostante la primavera non fosse ancora esplosa al momento della nostra prova. Non per niente la famiglia della ragazza viene quasi dal Circolo Polare Artico: non sarà certo un inverno bolognese a farle venire i brividi.
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Affidabilità – Porta con la stessa paciosità bambini al battesimo della sella e signore bolse di mezza età, ci sentiremmo di andare ovunque in sua compagnia: anzi, a dir la verità ci è proprio rimasta la voglia di passare un po’ più di tempo con lei
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Look – Il mantello Isabella e la criniera bicolore di Indira, tosata nel modo tradizionale la rendono, come tutti i Fjord, elegantissima e assolutamente unica: una livrea iconica, un marchio di fabbrica da 10 e lode.
Carta d’identità
Razza Fjord
Altezza Tra i 135 e i 150 cm. al garrese
Testa Piccola, molto espressiva ed elegante con occhi grandi e orecchie piccole
Incollatura Arcuata, possente e muscolosa
Garrese Piatto e rotondo
Spalla Ben direzionata
Petto Ampio e profondo
Linea dorsale Corta, con tronco largo
Groppa Lunga, scesa e ben muscolata
Arti Stinchi brevi, articolazioni larghe e ben definite, unghia nera e compatta, non sono ammesse balzane
Criniera Dritta, folta, arcuata e quasi severa: per tradizione (e regolamento delle gare di morfologia) deve essere tosata in un arco ben disegnato che nasce dal garrese e finisce nella zona occipitale, più bassa alle estremità e più alta nella zona mediana, e in modo che i crini esterni bianchi siano circa un centimetro più bassi di quelli centrali ieri. Un lavoro di precisione che regala ad ogni Fjord la corona vichinga che gli spetta per nascita.
Il mantello della regina – Il mantello tipico del Fjord è quello che noi italiani identifichiamo con l’Isabella carico, così chiamato in onore della regina Isabella la Cattolica che fece voto di non cambiare la camicia sino a che il marito non avesse conquistato Granada: ci vollero otto mesi, e la biancheria della sovrana si ridusse in modo tale da associarla per sempre a qualcosa di color caffelatte con estremità nere. Caratteristiche di questo mantello sono i peli gialli, le estremità spesso zebrate e la riga mulina molto marcata che si prolunga dalla coda alla cresta del collo sino al ciuffo: questa linea scura nei Fjord è chiamata «anguilla». Alcuni soggetti presentano macchie brune sparse caratteristiche di uno degli stalloni capostipiti più moderni e che dal suo nome vengono definite “Il marchio di Njal”. Altra caratteristica ricorrente è il Pangaré, una zona di pelo più chiaro attorno ad occhi, narici, ombelico e interno delle gambe. I mantelli dei Fjord hanno cinque varianti di sfumatura riconosciute: brunblakk, rødblakk, grå, ulsblakk , gulblakk che vanno da un marrone dorato con estremità nere al grigio sino al crema pallidissimo e all’oro chiaro quasi senza marcature visibili. Solo nelle fattrici è tollerata una piccola stella in fronte.
Isabella o falbo? La differenza visiva è molto sfumata: per i vecchi ippologi italici il primo tende al giallo, mentre il secondo (detto anche cervato) vira verso un colore più vicino al sauro. Geneticamente invece si tratta di mantelli diversi: nell’Isabella (buckskin per gli anglosassoni) le sfumature di colore sono causate dal gene crema, che diluisce il colore di base di tutto il mantello. Nel falbo (dun) il gene di diluizione schiarisce solo il corpo e non gambe, testa, criniera o coda.
Le Scuderie Prato Basso
Indira e i suoi compagni Fjord vivono alle Scuderie Prato Basso in via Savena Vecchia n. 757/1 Mondonuovo, Baricella (Bo)
Cell. 333/6457623, e-mail: [email protected]