Bologna, 26 luglio 2018 – Stava vivendo il suo centoduesimo anno: un fatto straordinario. Ma perché era una persona straordinaria. Paolo Racugno ci ha lasciato ieri, 25 luglio 2018. Lui, nato a Iglesias il 7 maggio del 1917. Sardo duro e sorridente. Uomo di grande e superiore intelligenza. Cultura smisurata. Imprenditore eccellente. Sportivo inesauribile. Umorismo coinvolgente. Fisco d’acciaio. Mente libera. Forza incontrollabile. Per festeggiare il suo centesimo compleanno ha organizzato il viaggio a Roma in occasione dello Csio di Piazza di Siena, al quale era stato presente anche nel 2015.
Paolo Racugno ha affrontato il suo primo concorso ippico nel 1933, sedicenne. Da lì una carriera sportiva che si è nutrita della grande epopea del salto ostacoli azzurro e militare nel periodo compreso tra le due guerre mondiali. Poi, superata la catastrofe del secondo conflitto, ecco Paolo Racugno divenire uno dei grandi protagonisti del nostro sport nell’arco di tempo dominato dalla presenza abbagliante di Piero e Raimondo d’Inzeo. Dal 1953 al 1955 Paolo Racugno è al Centro Preolimpionico di Passo Corese. Nel 1956 è riserva alle Olimpiadi di Stoccolma nella specialità del completo: fa parte della spedizione olimpica azzurra in Svezia che agli ordini di Antonio Gutierrez (salto) e Giuseppe Chiantia (completo) comprende Piero e Raimondo d’Inzeo, Salvatore Oppes, Adriano Capuzzo, Giancarlo Gutierrez, Giuseppe Molinari. Poi si dedicherà al pentathlon moderno, pur continuando una intensa carriera sportiva in salto ostacoli e completo.
Ma si può raccontare la vita di un uomo come Paolo Racugno? Difficile, molto. Tante cose, tanto di tutto. Una cosa però sì, la si può dire: il mondo è stato fortunato nel poter vivere per un secolo al fianco di un uomo come Paolo Racugno.