Non è chiaro quale sia il volume reale dell’import, ma il movimento di cavalli dall’Europa e dagli Stati Uniti verso il Kyrgyzstan fa riflettere.
Da tempo il Paese dell’Asia centrale che sorge lungo la Via della Seta sta ‘spingendo’ con una promozione turistica abbastanza consistente. Al suo attivo vanta un paesaggio incontaminato, una biodiversità straordinaria e, tra le altre, una tradizione equestre millenaria.
Forse è proprio la volontà di migliorare l’offerta turistica di questo segmento ad aver spinto il Ministero kirghizo competente a guardare oltre confine. Dall’inizio dell’anno a marzo, il Kyrgyzstan ha importato ben 245 cavalli ‘occidentali’.
Un dato numerico questo in linea con la media nazionale annua che, secondo fonti governative, vede l’ingresso nel paese di 800-900 cavalli di varie razze.
L’idea è migliorare i branchi locali, che presentano soggetti resistentissimi ma di taglia piccola, con una buona cavalcabilità ma con andature non comodissime.
«Questo progetto tende a offrire un contributo significativo per il miglioramento dei cavalli autoctoni, favorendo l’incremento delle loro potenzialità genetiche» riporta un comunicato ufficiale.
Secondo il Ministero, gli esperti stanno conducendo una valutazione approfondita in merito al valore riproduttivo dei cavalli importati dall’estero.
Al momento, il costo dei cavalli importati non è stato reso noto.