Firenze, 29 aprile 2019 – E’ capitato a tanti di noi: perdere il proprio cavallo, l’amico di una vita o comunque il compagno di tanti momenti importanti, indimenticabili, che ci hanno fatti diventare quello che siamo e che non passeranno mai veramente nel tempo perché faranno per sempre parte di noi.
Eppure ogni volta è come se fosse la prma volta, per chi deve portare il peso di questi momenti e forse per questo ci sentiamo sempre così vicini a chi sta soffrendo una perdita del genere.
Come Renato Di Marcantonio, che pochi giorni fa ha perso la sua cavalla Frisona Vega con la quale ha partecipato a innumerevoli sfialte, tornei di giostra in armatura ed eventi in costume.
Come l’avevi conosciuta? «Grazie ad Andrea Veronesi, fu lui a portarmi a Vada da un commerciante che aveva ricevuto da poco un camion dall’Olanda. Vega era in condizioni pessime, ma lui mi disse che aveva grandi potenzialità, e che ne valeva la pena provare a tirarla su. Sono sincero, inizialmente non ero ottimista ma qualcosa mi diceva che mi dovevo fidare. Era più di una semplice sensazione: notammo subito il suo carattere, combattiva ma molto dolce».
Cosa ti ha fatto scegliere proprio lei? «Mi avevano colpito i suoi occhi, si vedeva che c’era del buono, e così è stato. La fase iniziale dell’addestramento fu un po’ dura, Vega era indisciplinata e un po’ irriverente, ma non ha mai avuto un atteggiamento cattivo o di rifiuto al lavoro. Lì compresi che probabilmente avrebbe potuto accettarmi in sella anche con un armatura ed una lancia.. Ricordo benissimo il suo primo galoppo, tanta potenza ma zero equilibrio. Mi salì il terrore pensando ad un test in armatura ma in realtà dovevo solo avere pazienza. Dopo qualche mese e con tanti chili in più di muscoli il lavoro in campo iniziò a prendere una forma completamente diversa, e anche i problemi di equilibrio sparirono».
Come l’hai persa? «La mattina del 26 marzo 2019 appena acceso il telefono trovai il messaggio della responsabile del maneggio, capii subito che la situazione era grave. mi diressi immediatamente sul posto e trovai subito il Veterinario, la sua espressione parlava chiaro: eravamo arrivati al capolinea. Vega nella notte tra il 25 e il 26 di marzo ha avuto una complicazione neurologica (presunto ictus) e davanti a queste cose purtroppo non c’è niente da fare. Ho avuto la fortuna di trovarla viva al mio arrivo, l’ho stretta a me e l’ho accompagnata nel suo nuovo viaggio. E’ stato uno dei momenti più duri della mia vita. Superare la sua scomparsa per me è impossibile. SI può solo accettare perchè fa parte della vita ma sono quei lutti che ti romangono dentro, è come se fosse morta una parte di te, e conseguente non puoi fare altro che rinascere sotto un’altra forma. Lei manca adesso e mancherà per sempre, ma bisogna andare avanti. Nel mio cuore c’è tantissima gratitudine verso questa compagna di avventure che non mi ha mai tradito, neanche nei momenti più difficili».
Quale è stato quello più difficile, e quale il più bello? «Sicuramente il più difficile la colica che quattro anni fa la stava uccidendo. Ecco, superare quella colica fu davvero un miracolo. Le notti passate in scuderia con la coperta di pile, le tante flebo, le carezze, ricordo tutto alla perfezione come se fosse stato ieri. Il momento più bello forse è stato l’esordio nel corteo della Repubblica Fiorentina con il colore azzurro di Santa Croce addosso. Avevamo sempre sfilato in gruppo insieme ad altri cavalli ma mai da soli, insieme alla nostra squadra di appartenenza al Calcio Storico fiorentino. Mi ricordo che eravamo entrambi emozionatissimi, il cuore andava a mille ed eravamo fieri per quello che stavamo facendo. Fummo accolti al nostro arrivo con una grandissima ovazione e lei se ne stava lì impettita, come una vera regina. Che brividi».
Ricordi belli diversi per ognuno che dobbiamo pagare, tutti, con un dolore enorme quando i nostri cavalli ci lasciano: ma è perché sono così preziosi che costano tanto, quando arriva il momento.