Bologna, 9 aprile 2020 – Sella, basto, traino, carne, guerra, sport, divertimento: i cavalli in tanti secoli per noi hanno fatto tutto questo e molto di più e la loro infinita capacità di adattarsi alle nostre esigenze non finirà mai di stupirci.
Ma che dovessimo a uno di loro il primo protocollo di sicurezza sulla produzione dei vaccini umani è cosa meno nota, e anche se questo merito fu del tutto involontario vale la pena di raccontarlo.
Siamo a St. Louis, è il 1901: la difterite, che mieteva spietatamente vittime specialmente tra i bambini (vi ricordate il cartoon di Balto?) veniva tenuta sotto controllo grazie all’inoculazione della antitossina ricavata dai cavalli.
Uno dei soggetti utilizzati per questo scopo era Jim: in gioventù tirava il carretto di un lattaio della città, poi era stato reclutato come produttore di siero.
Ne diede quasi 30 litri: fino al 2 ottobre 1901, quando purtroppo evidenziò i sintomi del tetano e venne soppresso.
Il guaio è che tredici dosi dell’antitossina per la difterite, prodotte con il suo sangue prelevato il 30 settembre e contenente il batterio del tetano in fase di incubazione, furono messe in commercio e inoculate ad altrettanti bambini.
Che svilupparono la terribile infezione e ne morirono: una vera e propria tragedia, ma da quell’episodio derivò nel 1902 la creazione del Biologic Control Act, il primo protocollo di sicurezza sulla produzione e vendita di sieri, tossine e vaccini nella storia della medicina.
Tutto a partire dal povero Jim, che morì di tetano e prima di quelle tredici maledette fiale aveva letteralmente dato il sangue per salvare migliaia di bambini.
Qui motivi diversi per assumere i cavalli come…medicina!