Bologna, lunedì 23 dicembre 2024 – La domanda l’ha fatta Danielle Goldstein Waldman. Una domanda retorica, poiché lei sapeva benissimo quale sarebbe stata la risposta, ma il suo intendimento era quello per cui dovesse essere Giulia Martinengo Marquet a esporne i contenuti alla folta platea di giornalisti in conferenza stampa a Ginevra al termine del Gran Premio Rolex domenica 15 dicembre.
La campionessa d’Italia infatti in quell’occasione era la vera star del momento: brava, simpatica, elegante, bella, protagonista di un 2° posto magnifico in sella a Delta de l’Isle, capace di rispondere ai giornalisti in perfetto inglese e francese con la massima disinvoltura… Ma soprattutto donna. Sì perché la domanda di Dani Goldstein – ora seduta tra i giornalisti, ma fino a solo poco tempo fa a sua volta amazzone di alto livello con quattro Campionati d’Europa e due del Mondo all’attivo, dunque perfettamente consapevole delle cose… – riguardava proprio una questione di genere: perché solo il 10% dei concorrenti qui a Ginevra – ha chiesto Danielle Goldstein – sono donne, tre delle quali in gara nel Gran Premio?
«È una domanda interessante», ha risposto Giulia Martinengo Marquet. «Sebbene il nostro sia uno sport meraviglioso da questo punto di vista proprio perché consente ad amazzoni e cavalieri di gareggiare alla pari, credo che responsabilità come quelle che derivano dall’avere una famiglia e una casa generino per le donne difficoltà e impegno maggiori che per gli uomini. I numeri dimostrano che tantissime ragazze iniziano a praticare l’equitazione agonistica, ma diventano sempre di meno strada facendo: è una questione inestricabilmente connessa con il tipo di responsabilità che la nostra società affida a noi donne. Soprattutto per il fatto che ci sono cose che noi donne possiamo fare e che gli uomini semplicemente non possono, ed è difficile conciliare tutto. Personalmente mi ritengo fortunata: ho un marito molto… progressista che ha messo me sotto la luce dei riflettori facendo a sua volta più di un passo indietro nella sua attività di cavaliere proprio per privilegiare la mia. Oltre che su di lui, posso contare su una squadra favolosa che mi sostiene e che mi permette la migliore concentrazione sullo sport: ma non per tutte le donne sono possibili opportunità del genere».
Giulia Martinengo Marquet ha ovviamente ragione: sia in generale sia nello specifico. Stefano Cesaretto, marito di Giulia, è effettivamente una figura fondamentale e imprescindibile non solo per il successo della campionessa d’Italia in quanto amazzone e atleta, ma anche per quello dell’intera scuderia di famiglia intesa come attività imprenditoriale (in senso sportivo). Giulia e Stefano per alcune cose sono persone molto diverse tra loro, proprio per questo integrandosi perfettamente come due parti di uno stesso ingranaggio; per altre cose sono persone identiche, dunque raddoppiando la forza e le qualità di entrambe nel puntare verso il traguardo.
Ma al di là di questi aspetti decisamente soggettivi, rimane il fatto che la ditta Martinengo & Cesaretto oggettivamente rappresenta sotto ogni punto di vista un esempio significativo e virtuoso per il mondo dello sport equestre: Giulia è la migliore espressione di un’equitazione che sintetizza eleganza stilistica con efficacia agonistica, applicazione e determinazione feroci unite a inesauribile amore per i cavalli e per lo sport; Stefano è la persona chiave in termini di organizzazione, competenza, lungimiranza, previsione e managerialità. Esempio perfetto della situazione in cui il valore dell’unione è superiore a quello delle singole parti… nella vita, ma anche nello sport.