Padova, venerdì 23 dicembre 2022 – Siamo ad Aquisgrana. Luglio 1969. Il gruppo dei cavalieri italiani che partecipano allo Csio della Germania guidati dal marchese Carlo Pallavicino di Ceva nel ruolo di capo équipe è composto da Piero d’Inzeo, Graziano Mancinelli, Gualtiero Castellini, Salvatore Danno, Nelly Pasotti. Mancano due assi del calibro di Raimondo d’Inzeo e Vittorio Orlandi: i due azzurri avrebbero partecipato all’imminente Campionato d’Europa a Hickstead e quindi i loro Bellevue e Fulmer Feather Duster se ne stanno tranquilli in scuderia per risparmiare le preziose energie.
Piero d’Inzeo avrebbe dovuto montare tre cavalli: Red Fox per le gare maggiori, Canio e Dawns per tutte le altre prove. Ma Red Fox si rende di fatto indisponibile a seguito delle sue famigerate… pazzie (più di una volta Piero d’Inzeo ha dovuto lasciare il campo di gara facendo piede a terra per uscire con il cavallo sotto mano… ), mentre Canio si infortuna durante il primo giorno di concorso senza più possibilità di essere utilizzato…. E Dawns non era considerato un soggetto all’altezza di una Coppa delle Nazioni di Aquisgrana, quindi non viene nemmeno preso in considerazione per comporre la squadra azzurra.
Un bel problema, calcolando che Nelly Pasotti è lì solo per fare esperienza e non certo per affrontare un impegno tremendo come la più difficile e importante Coppa delle Nazioni del mondo… sebbene durante il concorso i suoi Impeccable e Ballymore Eustace siano andati molto bene guadagnando la qualificazione – sulla carta – per le gare maggiori, cioè Coppa e Gran Premio.
Due sere prima della disputa della Coppa delle Nazioni Carlo Pallavicino di Ceva riunisce tutti intorno a un tavolo.
«Evidentemente abbiamo un problema», esordisce il marchese con il suo tono pacato, «dal momento che ci manca un cavallo per fare la squadra».
Tutti attendono in silenzio la prosecuzione del discorso di Pallavicino.
«Siamo in una situazione di emergenza, quindi i casi sono due: affrontiamo la Coppa delle Nazioni con solo tre binomi, oppure… ». Ancora una volta tutti attendono le parole di Pallavicino…
«Oppure ho pensato una cosa: Nelly, visto che tu hai qualificato entrambi i cavalli, potresti farne montare uno al maggiore d’Inzeo, cosa ne dici?».
Nelly improvvisamente sente tutta l’attenzione del mondo su di sé… Lei ha 22 anni, aveva già affrontato lo Csio di Roma l’anno prima, tuttavia è praticamente all’inizio di quella che diverrà una favolosa carriera di alto livello, ma che al momento è solo un progetto… Nelly è una ragazzina ventiduenne, Piero d’Inzeo ha 46 anni. Nelly si sta affacciando sulla scena che conta, Piero d’Inzeo è un fuoriclasse consacrato a livello planetario carico di trionfi e gloria. Nelly non la conosce (ancora) quasi nessuno, Piero d’Inzeo è venerato in tutto il mondo.
Nelly sente la gola chiudersi. Aspetta un istante, cerca di riordinare i pensieri, poi dice: «Veramente… io non… no, io non vorrei, mi dispiace. No, marchese».
Pallavicino rimane impassibile, Piero d’Inzeo non dice nulla ma accenna a un mezzo sorriso. Però c’è un attimo di gelo. Nelly sente il respiro fermarsi e il cuore accelerare…
«Nelly… », dice Graziano Mancinelli, che in futuro di Nelly sarà fidanzato e marito ma che in quel momento è solo e soltanto il suo istruttore… e che proprio per questo ne conosce molto bene carattere e attitudini… e personalità…
Gualtiero Castellini alleggerisce la situazione: «Beh, io sarei felice se il maggiore d’Inzeo montasse uno dei miei cavalli».
«Ecco», dice come sollevata Nelly, «non si potrebbe fare così?».
«Credo di sì», dice infine Piero d’Inzeo guardando Nelly negli occhi e sempre con quel suo sorriso solo accennato.
Gualtiero Castellini in quel concorso aveva Fidux (cavallo della Fise che proprio da Piero d’Inzeo era stato montato nel 1968, con anche la partecipazione alle Olimpiadi di Città del Messico), Kathleen O’Shea e King’s Coin. Scartato Fidux perché era il numero uno di Castellini, e anche perché con d’Inzeo non aveva finito bene la stagione precedente, scartata Kathleen O’Shea perché non era cavalla per quel livello di competizione, rimaneva King’s Coin. La scelta dunque ricade su di lui.
«Molto bene, allora», dice Pallavicino con un leggero sospiro forse di sollievo… «abbiamo risolto la situazione. Quindi domani e dopodomani King’s Coin lo monterà il maggiore d’Inzeo e poi faremo la Coppa delle Nazioni con Kim Ando, Doneraile, Fidux e King’s Coin… Molto bene».
Sì, molto bene, anche se poi il campo non darà un esito particolarmente positivo: l’Italia in Coppa delle Nazioni si classifica al 4° posto con Graziano Mancinelli che su Doneraile chiude a 8/4, Salvatore Danno (esordio in assoluto per lui in una Coppa) su Kim Ando con 40.75/19, Gualtiero Castellini su Fidux con 8/8 e Piero d’Inzeo su King’s Coin con 12/12.
Tenendo conto delle premesse, tuttavia, un risultato certamente non disprezzabile. Il gruppo azzurro è complessivamente soddisfatto con la sola eccezione di Salvatore Danno: a favore del quale va detto che affrontare la prima Coppa delle Nazioni della vita ad Aquisgrana, beh… non è proprio uno scherzo…
Così la sera di quel giorno, il giorno della Coppa delle Nazioni, ormai liberi dalla tensione di quel tremendo impegno agonistico, tutti insieme i componenti della squadra azzurra escono dall’albergo e si avviano a piedi verso il ristorante. In gruppo.
Ma a un certo momento Piero d’Inzeo si avvicina a Nelly, la prende sottobraccio e si stacca insieme a lei dagli altri. Nelly sente lo stomaco chiudersi… Per fortuna – pensa – il ristorante è proprio laggiù, a due passi. Due passi davvero di numero: vi arrivano senza aver avuto il tempo di scambiare nemmeno una parola. Una volta giunti al ristorante vengono tutti avvolti dalla musica della sala, un grande spazio dove diverse coppie stanno ballando.
Mentre il marchese Pallavicino, Graziano Mancinelli, Gualtiero Castellini e Salvatore Danno si dirigono verso il tavolo prenotato per la squadra italiana, Piero d’Inzeo si rivolge a Nelly con il suo mezzo sorriso su quel volto affilato che molti avevano imparato a considerare con soggezione talvolta sconfinante in timore: «Balliamo?».
«Io non avevo mai ballato in vita mia», avrebbe ricordato molti anni più tardi Nelly, «ma in quel momento come avrei potuto dire ancora una volta di no a Piero d’Inzeo? Così abbiamo ballato: Piero provetto ballerino, io con una grazia da elefante… Mi aspettavo che da un momento all’altro lui tornasse sulla faccenda del mio rifiuto a dargli uno dei miei cavalli, quindi ero abbastanza preoccupata… Invece niente. Lui non ha detto assolutamente nulla al proposito, nemmeno accennando a qualcosa, una sfumatura, un’allusione… Niente di niente».
«Solo molto tempo dopo sono riuscita a comprendere perché Piero d’Inzeo quella sera non mi ha detto nulla. Non mi ha detto nulla perché aveva capito. Nel momento in cui io ho avuto la forza e il coraggio di dire no, lui ha capito che dentro di me c’era una passione sconfinata per il mio sport e soprattutto per i miei cavalli. L’ha capito. E sono sicura che l’abbia apprezzato. Per questo quella sera ha ballato con me senza dirmi una sola parola sull’accaduto. Per questo. E io ne sono stata felice».