Bologna, 25 maggio 2020 – La prima botta emozionale ti arriva già dalla copertina: un intensissimo primo piano di cavalli e cavalieri, uniti nella foga di un galoppo preciso e mirato.
Sullo sfondo le mille e mille facce della gente che sempre, quando c’è l’Ardia di San Costantino, si assiepa a lato del percorso che verrà attraversato dalla corsa senza tempo.
Quella che ogni 6 e 7 di luglio fa tremare la terra di Sedilo, sotto i colpi serrati di tanti zoccoli scatenati.
E i polsi a chi guarda e a chi corre, perché l’Ardia è pericolo: chi è in sella si affida a San Costantino, tutta l’anima tesa verso la fine di una prova che alla fine è una metafora della vita.
«Ti affidi a San Costantino e basta» scrive Elena, di cui leggiamo la testimonianza su queste pagine «affronti quella discesa che è più faticosa di qualsiasi salita, affronti la vita….forse la vera Ardia è quell’attimo in cui decidi che tutto deve cominciare, che devi affrontare quello che accadrà, che sei lì e non puoi tirarti indietro nonostante tutto. Come nella vita, nelle sue piccole grandi cose».
Giuseppe Tamponi in questo libro, non solo fotografico, ha raccolto le fotografie più belle da lui scattate a questo evento nel corso degli anni condensando i momenti più intensi, le immagini più capaci di raccontare un mondo di sensazioni e pensieri, sentimenti e motivazioni che solo chi cerca di conoscere meglio questa tradizione può provare a capire o immaginare.
L’Ardia di San Costantino è sicuramente una delle tradizioni più genuine e sentite del grande patrimonio sardo, quella più vicina al cuore della gente di cavalli dell’Isola.
E per quanto sia difficile riuscire ad avvicinarsi a questo punto per chi, come chi scrive, è nato in continente, è proprio in questo libro che ho trovato la chiave per capire un episodio che mi era capitato di osservare anni fa alla Fieracavalli di Verona.
Stavo girando tra i box dei cavalli che avrebbero partecipato al salto in libertà, e da un portone aperto sul retro del capannone ho intravisto una cosa che mi aveva colpita: un cavaliere, elegante e composto nel suo abbigliamento senza fronzoli inutili, stava facendo salire e scendere il suo bellissimo cavallo – un Anglo Arabo Sardo, era lampante – da un muretto di cemento alto circa un metro che delimitava l’aiuola di quel piccolo cortile.
Il tutto nella calma più assoluta, a guardarlo solo tre o quattro persone chiaramente amiche.
Non capivo perché quella prova di abilità e controllo del cavaliere, e di obbedienza e calma del cavallo, venisse data esclusivamente là dietro nascosta agli occhi di tutti mentre magari nei vari ring della fiera si esibivano tra gli applausi del pubblico binomi molto meno capaci.
L’ho capito forse adesso guardando la prima fotografia del libro, quella a pagina 2, dove un cavallo e il suo cavaliere – soli, silenziosi – stanno facendo la stessa cosa sul gradino della croce al su “Frontigheddu”, da dove parte l’Ardia: perché le cose dell’anima dobbiamo vederle solo noi, e non c’è bisogno di pubblico.
Ardia, una corsa senza tempo di Giuseppe Tamponi – Edito EBS Print, pagine 100 Prezzo € 35