Roma, 13 maggio 2024 – L’arrivo è stato di quelli epici: ad attenderli davanti al colonnato di San Pietro il parroco della basilica vaticana, i passi ferrati dei cavalli che risuonano sull’orlo della grande piazza.
Ma la partenza da Camaiore di Luca Palmerini, Lisa Ghiri e i loro cavalli Nik e Stella è stata molto normale, quasi modesta: niente fanfare, nè squilli di tromba.
Al massimo due chiacchiere con chi poteva aiutarli a studiare meglio il tragitto, evitare impicci e impasse.
Ma piano piano questi due amici da Camaiore, in provincia di Lucca hanno portato a termine il loro cammino. Un pellegrinaggio più che un trekking, tutto sulla traccia della Via Francigena sino alla sua destinazione naturale, Roma.
Raccontato in numeri: 3 settimane di tempo, 17 giorni di cammino effettivo, 351 km, due cavalli e tante, tantissime emozioni e posti che li hanno incantati traversandoli.
Ma il meglio sono state le persone che hanno incontrato lungo la Via: “…ci hanno accolto veramente a braccia aperte” spiega Luca. “Quando eravamo in viaggio che si passava davanti alle abitazioni, nei paesi tanta gente che si è fermata, ci ha aperto anche la porta di casa e ‘Venite vi facciamo un piatto di pasta’, veramente tanta gentilezza”.
Che continua: “Non mi era mai capitato di accorgermi di tanta generosità, perché viviamo in un mondo dove ormai c’è da avere paura un po’ per tutto. Quindi ci ha fatto molto, molto piacere trovare questa accoglienza”.
“L’acqua per i cavalli, le carote, ci hanno dato di tutto” racconta Lisa, “una esperienza meravigliosa, incredibile”.
Le vostre soste erano programmate o avete improvvisato giorno per giorno?
Risponde Luca: “No, erano tutte programmate, tutti erano già avvisati, ci avevano dato tutte le informazioni e ci hanno veramente aperto le porte, dai campi di calcio alle club house dei circoli ippici. A questo proposito tengo molto anche a ringraziare gli amici di Natura a Cavallo, perché sono stati di supporto alle nostre spalle quando ne abbiamo avuto bisogno”.
Contrattempi?
“Quello più spiacevole a Siena: pensavamo fosse la città del cavallo, ma non abbiamo potuto attraversarla seguendo il tracciato della Francigena. Quindi abbiamo dovuto allungare di due ore circa il viaggio per uscire e aggirarla. Grazie anche a Carlo Barberi di Monteriggioni che in questo frangente è stato prezioso, dandoci le sue tracce Gps utili. Abbiamo invece avuto una bellissima accoglienza a Viterbo da parte della Polizia Municipale e della consigliera che si occupa della Via Francigena. E anche a Campagnano di Roma, dove ad aspettarci c’era anche il sindaco Alessio Nisi: ci hanno accolti veramente a braccia aperte”.
Un momento particolare che vi portate dietro con particolare affetto di questi 17 giorni?
Luca Palmerini: “Diciamo che mi è piaciuto tutto, dalla partenza all’arriv. Dai posti che ho girato, ai paesi che abbiamo passato, all’affetto delle persone, tutto è stato bello. Anche come abbiamo affrontato le giornate, le difficoltà”.
Quali difficoltà in particolare, Lisa?
“Sicuramente una di queste è stato uno ‘scalafosso’ che abbiamo trovato: era all’incirca un metro e tornare indietro significava dire perdere ore e ore perché avevamo già camminato tantissimo. Quindi abbiamo detto ‘Lo saltiamo!’, e infatti i cavalli lo hanno affrontato benissimo
Interviene Luca: “Poi mi aveva un po’ scoraggiato un episodio avvenuto a Siena. Il cavallo purtroppo mi si era fatto male in box. Nel rotolarsi si era toccato un anteriore con l’altro, procurandosi un ematoma sulla corona. Quindi il giorno dopoNik zoppicava. Ho telefonato al veterinario che è arrivato subito da Viareggio (per fortuna era di strada, stava venendo qua a Roma) e lo abbiamo curato. Lì siamo rimasti fermi due giorni poi siamo potuti ripartire, il cavallo era perfetto. Ecco, quello è stato il punto un po’ più amaro: mi ero scoraggiato, Nik non mi si è mai fatto male prima e proprio durante il viaggio succede questa cosa. Nel caso non fosse migliorato avrei fatto portare Nik a casa e proseguito a piedi verso Roma con Lisa a cavallo, non potevo lasciarla viaggiare sola. Sarebbe stata dura per me a piedi, ma l’avrei fatto volentieri: per fortuna non è stato necessario”.
E’ andata bene.
“Sì, c’era il piano B ovviamente: perché l’importante era partire insieme ed arrivare insieme. Se fosse stato nbecessario ci saremmo fermati anche una settimana in più, l’importante era poi poter continuare”.
Gli imprevisti fanno parte di ogni viaggio, devono avere un posto speciale nel bagaglio di ogni viaggiatore o pellegrino: ma ci sono anche quelli positivi, Lisa?
“Certamente: come l’accoglienza delle persone. Quando sono partita non pensavo che sarebbe stato così, nel senso: sì, va bene nei maneggi perché paghi per l’accoglienza, il paddock, il fieno. Però proprio tutto il contorno che c’è stato lungo il cammino, questo mi ha sorpresa tantissimo e l’abbiamo trovato ovunque. Ogni persona ci ha lasciato qualcosa dentro, ci ha dato qualcosa per crescere, per migliorare: un consiglio, una signora addirittura mi ha regalato una maglia. Sono quelle piccole cose che ti rimangono, per sempre”.
Avete seguito esattamente il percorso della Francigena o avete ‘deragliato’ qualche volta per necessità equestri ?
“No, abbiamo seguito tutto quello della Francigena fino a Roma, ci sono state alcune varianti che magari ci facevano evitare l’asfalto, ma ervamo sempre sulla Via Francigena”.
Avete incontrato altri camminatori, pellegrini, gente che faceva lo stesso percorso ma con modalità differenti?
“Sì, diverse persone: chi lo faceva in bicicletta, chi a piedi. Ci riconoscevano, ci dicevano ‘voi siete quelli passati anche da San Gimignano!’ o altri posti. A Porcari, abbiamo incontrato un cavaliere di Torino che ha voluto fare una foto con noi. Abbiamo incontrato tante persone ed è stato veramente bello. Ma la cosa che a me ha emozionato tantissimo insomma è stato l’arrivo”.
In grande stile, bisogna dire!
“Avevo mandato un’e-mail all’arcivescovo di Lucca, Sua Eccellenza Reverendissima Paolo Giulietti che ha fatto in modo venissimo accolti lì in Vaticano, però non mi aveva risposto subito. Invece proprio tre giorni prima di entrare a Roma è arrivato questo messaggio su WhatsApp con un numero di telefono, dove mi diceva di contattare il parroco di San Pietro per definire il tutto: così quando siamo arrivati c’era Padre Agnello Stoia, il frate francescano che dal 2021 è parroco di San Pietro. E secondo me questo è stato proprio il top: finire il viaggio proprio lì, essere accolti e ricevere la benedizione sia noi che i cavalli, ecco…era tutto quello che volevamo. Adesso abbiamo il nostro testimonium della Via Francigena, perché siamo partiti con la credenziale: un passaporto dove ogni città ti mette il timbro. Appena arrivi a Roma vai a San Pietro, ti mettono il timbro finale e ti rilasciano un testimonium con nome e cognome e la data di arrivo”.
E i vostri cavalli come si sono comportati, hanno conferamto in viaggio le loro personalità, per come li conoscete?
Luca: “A parte la botta che si è dato Nik e che mi ava fatto preoccupare tanto lui si è confermato come…capace di procurare sempre qualche discussione! Ogni tanto io e lui si discute: è capace di spaventarsi per cose inesistenti, o anche solo per una persona che vede arrivare da lontano. Così si blocca, e deve andare avanti Stella. Ma a parte questi piccoli impasse è bravo”.
Lisa: “Ci faranno sante me e Stella: che invece ha confermato quello che sapevo: è una cavalla perfetta, il trekking per lei è l’impegno perfetto. Più va e più andrebbe, non si stanca mai”.
Vi siete accorti di aver dimenticato a casa qualcosa che vi sarebbe servito, durante il cammino?
Luca: “No, avevamo tutto quello che ci è servito: io anche di più, perché avevo portato ben 4 paia di pantaloni da trekking leggeri, sono risucito ad arrivare a Roma cambiato di fresco e tutto bello pulito e in ordine”.
Lisa, ridendo: “Io invece mi ero portata due paia di pantaloni e due magliette, quindi sono rimasta tutto il viaggio così”.
C’è qualcosa che non avete invece usato mai, e che avreste potuto lasciare a casa col senno di poi?
“La tenda. L’abbiamo usata solo la prima sera, dopo le persone ci hanno ospitato appunto nelle club house, ma abbiamo dormito anche in un trailer e quindi la tenda non l’abbiamo montata”.
Una volta finito il viaggio, come si sta quando non hai più chilometri davanti da fare?
Lisa: “Non vedi l’ora di ricominciare”.
Luca: “Un po’ di nostalgia per il cammino. Poi ci siamo rilassati in giro per Roma, però io sarei pronto per ripartire. Infatti ho detto adesso arrivo a casa, faccio riposare un mese il cavallo e poi riparto”.
Chissà cos’è che crea questa dipendenza: il tempo sospeso dalla realtà quotidiana fatta di lavoro e stress assortiti, il piacere di accorgersi che un viaggio non è fatto tanto di posti da scoprire quanto di persone da conoscere.
Chi lo sa.
Però a noi piace pensare che ci sia un altro elemento irresistibile: passare ogni minuto della giornata col proprio cavallo, vivendo assieme avventure grandi e piccole.
E anche la possibilità di fare qualcosa pensando non soltanto alle cose pratiche, materiali, fisiche; ma anche alla loro coesistenza con qualcosa che non si tocca, non si vede, non ha un peso specifico né un volume misurabile ma… c’è chi lo sente.
Il Sindaco di Campagnano di Roma, Alessio Nisi ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Questa mattina, in piazza Cesare Leonelli, abbiamo accolto e salutato con gioia, il gruppo di pellegrini a cavallo proveniente dalla splendida Città di Camaiore. Come Sindaco, insieme all’Amministrazione Comunale di Campagnano di Roma, abbiamo dato il benvenuto ai pellegrini che, con il cuore pieno di fede, saranno ricevuti in Vaticano nei prossimi giorni.
È stata un’emozionante dimostrazione di solidarietà lungo il percorso della Via Francigena, condivisa non solo dai Comuni adiacenti, ma anche supportata da importanti istituzioni come la Questura di Roma, che ha garantito un sostegno essenziale per gli ultimi chilometri verso la Capitale.Con la nostra Amministrazione, le porte della città saranno sempre spalancate per accogliere con gioia e rispetto le iniziative di pellegrinaggio, mentre la fascia tricolore sventola orgogliosamente come simbolo della nostra accoglienza e apertura”.