Bologna, lunedì 3 luglio 2023 – Non era preventivato. O forse sì, ma senza la voglia di ammetterlo perfino davanti a sé stesso. Poi tutto ha preso forma sulla scena perfetta: Aquisgrana, il tempio del salto ostacoli mondiale, il pubblico tedesco, quello che lo ha osannato fin dalla metà degli anni Ottanta e al quale lui ha regalato alcune tra le gioie massime che lo sport possa offrire, e per finire un Gran Premio terminato con una prestazione sontuosa che solo per un maledetto errore sulla riviera non si è concluso con… chissà quale possibile risultato insieme a una cavalla – Mila – che si è presentata sotto la sua sella al meglio della forma. Sì, quello era il momento. Quindi quello è stato il momento.
Ludger Beerbaum ieri ad Aquisgrana ha annunciato il suo addio allo sport. Una cosa che è andata per gradi: nel 2016 si era ritirato dalla prima squadra, basta Coppe delle Nazioni e campionati internazionali. Ieri il suo è stato l’addio alle grandi gare: probabilmente però continuerà a partecipare a qualche concorso in sella a cavalli giovani, cavalli che devono imparare e crescere. Ovviamente continuerà a montare e a seguire altri cavalieri come sempre ha fatto. Ma non lo vedremo più sui terreni di gara dei grandi Gran Premi internazionali, là dove per anni e anni ha dettato legge. La legge del campione.
Un campione che aveva sempre pensato tra sé e sé che al compimento del sessantesimo anno si sarebbe per l’appunto ritirato. Il sessantesimo compleanno è in vista: sarà il 26 agosto… Ma oggi Ludger Beerbaum è in piena forma, e in più dispone di una cavalla di soli 11 anni – Mila – con la quale di certo avrebbe potuto togliersi più di qualche soddisfazione per almeno altre due o tre stagioni. Ma no: il giorno perfetto, il momento perfetto è giunto ieri. Si è materializzato come la scena di un copione perfetto. Proprio come era accaduto a Meredith Michaels Beerbaum (moglie del fratello minore di Ludger, Markus) nel 2011 con il ritiro dalle scene del favoloso Shutterfly: non era previsto che fosse quello il momento, ma Aquisgrana infine è stato il momento, deciso lì per lì, al volo, su due piedi.
Ludger Beerbaum è il più grande cavaliere tedesco della storia del salto ostacoli. Il che vuol dire essere tra i più grandi del mondo, se non il più grande. Lo è per i numeri, che rappresentano un dato oggettivo e quindi indiscutibile. Lo è per la sua classe, per il suo modo di montare (lui è stato senza dubbio il ‘ponte’ tra lo stile tedesco forte e pesante, e quello leggero e moderno), per la quantità esorbitante di cavalli con i quali ha conquistato vittorie e medaglie (come nessun altro cavaliere al mondo), per la sua capacità di produrre altri cavalieri di altissimo livello (Christian Ahlmann, Marco Kutscher, Philipp Weishaupt, Henrik von Eckermann, Christian Kukuk… tutti suoi allievi, tutti lanciati sulla scena internazionale da lui).
I numeri però sono impressionanti: 136 presenze in Coppa delle Nazioni, 159 presenze nella squadra tedesca se aggiungiamo anche quelle dei campionati internazionali, sette Olimpiadi, sei Campionati del Mondo, undici Campionati d’Europa, dodici finali della Top 10 Rolex/Ijrc, ventitré finali della Coppa del Mondo.
E poi i successi e le vittorie… Oro individuale alle Olimpiadi del 1992 e a squadre nel 1988, 1996, 2000. Campione del mondo a squadre nel 1994 e 1998. Oro individuale nel Campionato d’Europa 1997 e 2001, e a squadre nel 1997, 1999, 2003, 2011. Vincitore della Top 10 Rolex/Ijrc nel 2001 e 2002. Vincitore della Coppa del Mondo nel 1993. Se a quelle d’oro aggiungessimo le medaglie d’argento e di bronzo sia individuali sia a squadre ci vorrebbe il pallottoliere: in totale sono ventitré… !
I cavalli? Elenco infinito, ma di certo i più significativi sono Ratina Z, Classic Touch, Goldfever, Gladdys S, Priamos, Rush On, Grand Plaisir, Gotha, Chiara, Chaman, Coupe de Coeur, Champion du Lys, Couleur Rubin, All Inclusive, L’Espoir Z, Casello, Mila, Zinedine… chissà, forse se ne dimentica perfino qualcuno.
LA STORIA
E pensare che tutto questo è accaduto nonostante da ragazzino Ludger Beerbaum non abbia mai nemmeno lontanamente pensato né sognato di poter diventare un futuro campione. Soprattutto quel giorno del 1970 quando, a soli sette anni, si trova faccia a faccia con un pony che gli viene offerto dai genitori nella speranza di fargli prendere gusto all’equitazione che, più della caccia, costituisce il principale passatempo dei contadini della Bassa Sassonia. L’incontro avviene nelle scuderie paterne e il pony in questione accoglie il futuro cavaliere con un buon colpo di denti: Ludger non ci pensa due volte e raggiunge di gran carriera i suoi compagni di squadra sul campo di calcio del paese, senza più volerne sapere di pony e cavalli: un rifiuto totale che dura ben tre anni. «Ma i cavalli li vedevo tutti i giorni a casa e in più molti dei miei amici montavano, così un po’ alla volta il virus mi ha contagiato, anche se nel mio caso certo non si può parlare di colpo di fulmine… ».
Nato il 26 agosto del 1963 a Detmold (Westfalia), primo dei quattro figli di Horst e Mathilde Beerbaum (poi arriverano Ruth, Monika e Markus, quest’ultimo a sua volta cavaliere internazionale), Ludger comincia dunque così il suo cammino sulla via dello sport equestre. La svolta avviene nel 1977: «Vicino a casa mia venne organizzato uno stage con Hermann Schridde. Avevo quattordici anni, lo stage durò dieci giorni. Alla fine Schridde venne a chiedermi se avessi voglia di passare le vacanze in scuderia da lui. Lì per lì non compresi l’importanza di una proposta simile: eravamo una trentina a quello stage, ma io fui l’unico al quale Schridde fece una domanda del genere. Ovviamente accettai e così trascorsi sei settimane di vacanza da lui montando a cavallo dalla mattina alla sera; e penso che sia stato proprio quello il momento decisivo».
Hermann Schridde, uno dei grandi nomi dell’equitazione tedesca, non farà in tempo a vedere Beerbaum vincere la sua prima medaglia internazionale: morirà a causa di un incidente aereo nel 1983. L’anno dopo in Italia, al Circolo Ippico “Le Siepi” di Cervia, Beerbaum vince il bronzo individuale e a squadre nel Campionato d’Europa young riders in sella a Wittersfernde, un cavallo che gli era stato affidato da uno dei contadini che abitavano vicino alla fattoria di papà Beerbaum. Poi, alla fine di quel 1984, l’altro incontro fondamentale per la carriera di Ludger. Durante il concorso internazionale di Hannover l’allora ventunenne Beerbaum viene notato da Paul Schockemoehle, che gli propone di entrare a far parte della sua scuderia trasferendosi stabilmente da lui a Muehlen. Ludger stava iniziando il secondo anno di Agraria all’università di Gottinga: non era facile decidere, anche se era chiaro che lo studio non era il suo forte.
Ludger infine accetta: «Professionalmente ho imparato tutto lì, durante quei quattro anni, dal lavoro in sella fino alla gestione di una scuderia. Credo esistano pochi posti al mondo dove si possa imparare meglio tutto ciò: dal controllo veterinario quotidiano fino al modo di adattarsi a così tanti tipi diversi di cavalli. Ogni giorno mi dovevo confrontare con un nuovo problema, tecnico, di salute, di carattere. È a Muehlen che si è forgiata la mia equitazione ed è lì che ho raggiunto il livello internazionale. Quando sono arrivato da Schockemoehle ero niente, ero nessuno, e poi da un giorno all’altro mi sono trovato con dieci cavalli da montare e da seguire anche in scuderia per 800 marchi al mese».
Ludger non è che uno tra i tantissimi cavalieri di Schockemoehle impiegati esattamente allo stesso modo. Uno solo tra loro beneficia di qualche privilegio, cioè uno stipendio leggermente migliore e un groom: il cavaliere numero due della scuderia, Franke Sloothaak (il numero uno è lo stesso Paul Schockemoehle, che quell’anno – l’85 – avrebbe vinto il suo terzo Campionato d’Europa in sella a Deister). «A quell’epoca Sloothaak per me era un vero idolo, mi pareva incredibile poter montare insieme a lui. La sera, dopo aver finito di lavorare, rimanevo in maneggio per guardare Franke e Paul che montavano: volevo imparare il più possibile e volevo farlo in fretta». Sloothaak nato nel 1958, Ludger nel 1963…
Ludger rimane a Muehlen quattro anni, fino all’88. Sarebbero stati certamente di più se non fosse accaduto l’imprevedibile. Ludger si innamora di una donna, che a sua volta si innamora di lui. E fin qui tutto normale: anzi, un amore ricambiato è sempre una bella storia. Il problema sta nel fatto che la signora in questione altri non è che la moglie di Paul Schockemoehle, Barbara… Non è una storiella, è amore vero: quindi Ludger e Barbara se ne vanno insieme (si sposeranno nel 1991).
Ma Beerbaum non rimane disoccupato a lungo: Alexander Moksel, un self made man partito dal niente dopo la fine della seconda guerra mondiale e poi divenuto miliardario negli anni ’80 grazie a un fruttuoso commercio di carne con i Paesi dell’est, gli propone di montare per una scuderia di alto livello internazionale con un budget davvero consistente. Si apre l’era di Grand Plaisir, Classic Touch, Rush On e quindi Ratina Z. Ma poi gli affari di Moksel cominciano ad andar male, la scuderia deve essere smobilitata: Beerbaum si riorganizza prima insieme a Bodo Schneider (padre del cavaliere Ralf, proprietario di Classic Touch), infine da solo, riuscendo ad acquistare una splendida struttura a Hoerstel, nei pressi di Riesenbeck, nel 1993. Inizia il rapporto con la persona che ancora oggi è proprietaria di molti dei cavalli di Beerbaum: Madeleine Winter-Schulze, ex amazzone dunque perfettamente consapevole di ciò che significa montare e soprattutto gestire una scuderia di alto livello.
Quello che succede in seguito e fino a oggi non è più storia bensì attualità. La scuderia di Ludger Beerbaum a Riesenbeck è divenuta una specie di università dello sport equestre: allevamento, gare, organizzazione di manifestazioni internazionali (tra cui il Campionato d’Europa nel 2021), scuola, training, commercio… in una parola: tutto. Tutto quello che esiste e che può esistere.
Ora il ritiro di Ludger Beerbaum dallo sport di alto livello rappresenta un evento molto particolare e di grande significato: per lui, ovviamente, ma anche per noi, per tutti noi… Per tutti gli appassionati e per tutti gli addetti ai lavori: dal 1985 (anno del suo esordio in Coppa delle Nazioni) fino a oggi Ludger Beerbaum è sempre e costantemente stato una presenza determinante nelle vicende del grande agonismo internazionale. Continuerà a esserlo, ma fuori dal campo ostacoli. E non è la stessa cosa… Ludger Beerbaum: il campione.