Perugia, 31 marzo 2021 – La stagione dei parti ha due facce, per chi alleva cavalli (e altri animali) allo stato brado o semibrado.
Da un parte c’è la gioia di veder nascere i puledri, dall’altra il dolore di vederne tanti sbranati dai lupi.
Di qua il futuro dell’allevamento prodotto di incroci sempre meno casuali e sempre più improntati alla valorizzazione delle razze equine autoctone, dall’altra i magnifici carnivori predatori.
Che, a causa dell’abbandono di montagne e terreni “di frontiera” da parte della popolazione umana negli ultimi 70 anni, sono cresciuti molto di numero e occupano un habitat molto più esteso.
Non sta certo a noi trovare una soluzione, l’equilibrio tra redditività delle aziende e salvaguardia dei selvatici è una faccenda un po’ troppo complicata per esser sbrigata in poche righe.
Però possiamo registrare la voce di chi alleva cavalli allo stato semi-brado e vive in territori abitati anche dal lupo.
Come quella di Ilaria Fiori, figlia e nipote di allevatori sui Monti Simbruini, sull’Appennino al confine tra Lazio e Abruzzo:
“Negli ultimi anni è cambiato l’ambiente, stanno tornando i lupi che da almeno un secolo non c’erano più. E di conseguenza stanno cambiando anche cavalli. Abbiamo notato che i nostri stanno diventando molto più diffidenti verso tutti ad esempio. Perché chi si salva dai lupi sono quelli che si difendono: i cavalli che combattono e li affrontano. Vengono isolati dal loro branco e quindi uccisi più facilmente invece quelli che scappano, che i lupi riescono a isolare o mandare giù per le rupi. I lupi preferiscono un giorno di fame in più alla possibilità di perdere un membro del loro branco, quindi evitano quanto possono gli scontri contro soggetti agguerriti. Spesso i soggetti che scappano sono quelli di 2/3 anni, che pensano di essere in grado con la loro forza di seminare i lupi al galoppo. Ma loro, i lupi sono molto intelligenti e li identificano subito. Le vacche si difendono molto meglio dei cavalli, loro tendono a formare un gruppo compatto che dà battaglia unito”.
E questa punta di selvatico che salva, racconta Ilaria, rimane sempre nelle linee di sangue che resistono meglio a questa nuova difficoltà: perché ha notato che sono sempre le stesse fattrici ad essere attaccate con il loro puledrino.
Sarebbe quindi interessante vedere come sta cambiando il carattere dei predati nelle zone dove la biodiversità è così ricca da comprendere tanti lupi.
Che, c’è da dire, hanno imparato anche ad adattarsi alle località più antropizzate.
«Siamo circondati dai lupi, arrivano fino al cancello di casa e ci sbranano puledri e pecore. Di sera non siamo nemmeno liberi di uscire, abbiamo paura», racconta Pina Cardilli.
La signora Cardilli alleva bestiame con il marito Giuseppino Giovannetti, a Villa Cesi, piccolissima frazione di Monteleone di Spoleto, ai confini della Valnerina.
«Qualche giorno fa un lupo è arrivato fin sul cancello del giardino. Un puledro appena nato ce lo hanno subito ucciso e sbranato. E’ uno strazio».
Sempre di queste parti Giada, che ha 20 anni e insieme al suo fidanzato, Angelo, vorrebbe costruirsi un futuro da allevatrice.
«Sono cresciuta tra gli animali e questo è il mio mondo, ma così non si ha futuro. Di notte con il mio ragazzo siamo costretti a sorvegliare le cavalle che in questo periodo stanno partorendo. Una sera ne abbiamo visti quattro di lupi, erano entrati nel recinto dei cavalli».
Il dato della sorveglianza è cruciale, se c’è l’uomo con i cani anti-lupo nei paraggi più difficilmente i lupi riescono ad attaccare con successo i capi di bestiame.
Ma prevedere una presenza fissa umana accanto ai cavalli, che spesso pascolano su territori molto ampi, aumenta a dismisura i costi aziendali.
Erodendo in modo insopportabile i già miseri ricavi delle aziende agricole e allevatoriali di queste zone molto povere.
Specialmente di zone così isolate che hanno per forza di cose spese molto maggiori rispetto alle altre (basti pensare ai costi di trasporto, tanto per dirne uno).
I cani anti-lupo sono efficaci, ma generalmente stanno dove ci sono gli uomini quindi o vicino al pastore o vicini alle case, non seguono da soli gli animali nei pascoli lontani.
E oltre al fatto che spesso ci lasciano la pelle combattendo i lupi, possono diventare un problema serio con turisti e camminatori: loro la guardia la fanno proprio sempre, e proprio con tutti.
Reti anti-lupo? L’esperienza di Giuseppina: «Abbiamo realizzato anche delle recinzioni anti lupo ma sono entrati ugualmente, scavando sotto la rete».
Sarebbe così bello se i lupi, animali assolutamente meravigliosi e da salvaguardare, si accontentassero di mangiare cinghiali, caprioli azzoppati e altri selvatici: speriamo imparino presto.