Bologna, 11 febbraio 2023 – In questi giorni di Sanremo si acuisce una forma particolare di deformazione professionale, per noi cavallanti: cercare legami tra i protagonisti della cronaca e il mondo dell’equitazione.
Per cui la prima cosa che salta all’occhio approfondendo la biografia di Marco Mengoni, al momento in testa ai gradimenti festivalieri con la sua ‘Due vite‘, è che sia nato a Ronciglione, in provincia di Viterbo.
Terra di cavalli e cavalieri, Viterbo, e Ronciglione ancora di più: uno degli ultimi paesi in cui si corre ancora un palio a vuoto, cioè coi cavalli scossi, come tanti secoli fa.
Una volta acquisito il fatto che dietro quegli occhi neri così profondi non c’erano ‘solo’ successi discografici e vittorie a X-Factor e Sanremo ma anche il fatto di essere cresciuto in un mondo dove i cavalli sono ancora di casa le nostre speranze hanno cominciato a galoppare.
E cercando un po’ tra video e interviste abbiamo capito che il misterioso cavaliere solitario del suo video ‘Cambia un uomo’ è suo papà Maurizio.
Che monta troppo bene per essere lì per caso: e infatti cercando ancora un altro po’ saltano fuori le foto di Mengoni senior in sella a un bel grigio come figurante in un corteo storico a Ronciglione.
Ma la sorpresa più bella l’abbiamo avuto oggi leggendo la riedizione di una intervista a Marco Mengoni che il collega Andrea Laffranchi aveva raccolto l’ottobre scorso per 7, l’inserto settimanale del Corsera.
Lì Mengoni si era aperto e ha raccontato episodi della sua vita che hanno avuto un impatto formativo fondamentale.
Compresa la paura per una cavalla molto in avanti, a cui si deve il merito di aver dirottato l’attenzione di Marco verso lo studio della chitarra invece che all’equitazione.
Marco prendeva già lezioni di pianoforte a quell’età, più o meno gli anni delle scuole medie: ma diciamo che quell’esperienza lì lo decise a dedicarsi alla musica con più energia.
Vi riportiamo di seguito le sue parole, l’intervista completa la trovate a questo link.
“All’epoca avevo l’hobby del cavallo, ereditato invece dal ramo paterno. Un giorno papà mi portò una nuova cavalla, una tre quarti imponente e abbastanza nervosa. Eravamo in un noccioleto e lei a un certo punto partì per una cavalcata senza fine. Furono dieci minuti brutti, avevo perso le redini ed ero aggrappato alla criniera. Davanti a un ruscello lei si bloccò, smontai e quando mio padre ci raggiunse gli consegnai le briglie e dissi “mai più”. Tornai a casa a piedi. Mollato il cavallo chiesi di prendere lezioni di chitarra. Quindi arrivano le prime amicizie con la stessa passione e a 13-14 anni fondiamo la prima band, The Brainless. Facevamo rock, punk, cover dei Deep Purple e inediti”.
Quindi, in fondo, quella galoppata pancia a terra fu a fin di bene.
Ma la storia di Marco Mengoni con i cavalli non era ancora finita: e come poteva esserlo, in una terra come la sua?
“Quando papà andava a curare i cavalli, mamma era così timorosa che rimaneva chiusa in macchina. Un giorno li ha montati per superare delle sue paure personali. E io ho pensato: ce l’hai fatta tu, ce la devo fare anche io. Ci sono tornato. E ci siamo riappacificati con papà”.
Chissà, magari una volta riusciremo a chiacchierare con lui pacificamente, in sella, passeggiando sotto l’ombra di un noccioleto?…
Mai dire mai, vi terremo aggiornati: ma che sia chiaro…a noi un cavallo vecchio e molto, molto tranquillo!|