Brindisi, 23 ottobre 2020 – Non si sa mai cosa le altre persone troveranno di condivisibile nelle nostre parole: per quanto si seguano regole e astuzie da logaritmo social, le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
E per Maria Grazia Pispico, istruttrice di equitazione pugliese nonché autrice dello spiritoso blog Diario di una nonna sprint, è stata davvero una grossa sorpresa vedere il successo che ha avuto il post che ha scritto per ringraziare chi le ha insegnato a tenere le spalle aperte, e quindi ad affrontare i problemi della vita a testa alta.
Quel post di Maria Grazia ha avuto più di 1.600 condivisioni, ed è stato copiato e incollato da centinaia e centinaia di persone.
Perché in tanti si sono ritrovati nelle sue parole, nei suoi sentimenti, nel suo sentire.
Ma nell’entusiasmo del copia e incolla si è forse perso qualcosa: non tanto il nome di Maria Grazia Pispico, l’autrice, quanto il nome di quel maestro così amato.
Che è T.J., il cavallo Murgese entrato nella sua vita nel 2005 quando era appena stato messo a sella e che se ne è andato l’anno scorso a 18 anni per una patologia incurabile.
E’ stato lui, il suo primo cavallo di proprietà, a essere il suo primo, vero Maestro:
“Gestirlo da sola, in campagna e durante le passeggiate mi ha insegnato a montare, a rivedere tutti gli schemi: e anche ad affrontare meglio le difficoltà non solo in sella, ma anche nella vita” ci ha spiegato Maria Grazia.
Vi ripetiamo anche qui le sue parole che grazie ai social sono diventate un po’ di tutti, perché tutti abbiamo sentito e provato le stesse cose: per i nostri cavalli, i nostri maestri.
Quando il mio istruttore mi grida dietro: “Apri bene le spalle!”
Non mi sta insegnando solo ad avere un buon assetto.
Mi insegna che nella vita bisogna camminare sempre dritti e affrontare i problemi a testa alta.
Quando il mio istruttore mi chiede di abbassare i talloni e di mantenere il contatto con la gamba, mi sta insegnando che nella vita non si ammettono distrazioni e che basta poco per cadere avanti.
Quando il mio istruttore mi dice
“Giù le mani, non ti appendere alle redini!”
Mi insegna a dare e non a prendere, nel massimo rispetto dell’altro.
Quando fa la voce grossa e mi ripete all’infinito “Guarda avanti nella direzione in cui vuoi andare!”
Mi insegna l’importanza di porsi degli obiettivi e di non perderli mai di vista per realizzarli.
Quando chiedo di passare all’andatura superiore e il mio istruttore dice che non sono pronto, mi insegna che nella vita bisogna rispettare sempre i propri tempi e non bruciare mai le tappe.
Quando cado e poi risalgo, imparo che ci sono sempre delle battute d’arresto, dei momenti in cui ci si impantana, ma l’importante è rialzarsi più determinati di prima.
Se trattengo il fiato durante una ripresa e mi dice scherzando “respira! Sei viola!”
capisco che bisogna lasciare fluire le emozioni per liberarsene.
Quando a fine lezione sono contento per il lavoro svolto e il mio istruttore mi dice
“Bravo, ringrazia il tuo maestro” io lo so che non si riferisce a lui ma al mio cavallo.
Ora voi, voi che guardate un binomio in campo o fuori in passeggiata, continuerete a dire che l’equitazione non è uno sport perché fa tutto il cavallo.
Sono d’accordo con voi.
L’equitazione non è uno sport.
È una lezione di vita.
Qui il sito Maneggiare con Cura, sul quale trovate le avventure di Maria Grazia, nonna sprint!