Bologna, giovedì 6 agosto 2020 – Mario Mencarelli era un uomo bello da vedere, prima di tutto: perché era sempre sorridente, gentile, disponibile… Lo era nelle azioni del suo vivere, certo, ma lo era anche nel modo in cui fisicamente si predisponeva nei confronti del suo interlocutore, inducendolo così a identica gentilezza e disponibilità. Per questo era ‘bello’ stare vicino a Mario Mencarelli e parlare con lui: nel farlo si stava bene. Mario Mencarelli aveva una dote rara e per questo preziosa: riusciva a rappresentare il ruolo del suo interlocutore come più importante del proprio, anche quando la realtà oggettiva era esattamente all’opposto… tipico di chi possiede dentro di sé la vera nobiltà d’animo.
Mario Mencarelli faceva parte di quella categoria di persone che costituiscono il tessuto organico del mondo del nostro sport. Senza apparire né volendolo fare, ma nei fatti rappresentando uno degli indispensabili ingranaggi per il funzionamento del tutto. Per il buon funzionamento del tutto. Nel mondo del nostro sport la figura di Mario Mencarelli si collega direttamente a quella del suo allevamento Le Sementarecce: un binomio che fa parte della storica galleria dei grandi d’Italia, come Renzo Braggio e Le Fiocche o Attilio Tavazzani e Il Lasco, solo per dirne altri due. Un allevamento che affonda le radici in un’epoca lontana e per questo tramutando la quantità – dei cavalli prodotti e degli anni vissuti – in un valore di qualità: la costanza, la continuità, la passione, la dedizione ininterrotte nel corso del tempo rappresentano una dimensione davvero enorme, tanto dal dare la sensazione che Mario Mencarelli e Le Sementarecce siano esistiti da sempre… Cioè da quanto? Chissà: da quel tanto che per l’appunto corrisponde al sempre, una dimensione che non ha un perimetro esatto perché si è abituati a non vederne il limite. E’ stato quindi molto… strano, oltre che doloroso, ricevere alcuni giorni fa – il 24 luglio per la precisione – la notizia della scomparsa di Mario Mencarelli: i suoi 93 anni di vita lo facevano considerare come sempre e continuamente presente, proprio come accadeva durante i tanti anni in cui il Premio Nazionale di Allevamento e i campionati riservati ai cavalli italiani si organizzavano all’ippodromo del Casalone a Grosseto, la sua Grosseto e il suo ippodromo, con l’allevamento delle Sementarecce poco distante da lì. Pensare al Casalone e al volto sorridente di Mario Mencarelli era praticamente un tutt’uno.
La Toscana, le Sementarecce, il Pna, i puledri, i cavalli, le gare, i concorsi, lo sport, l’allevamento, i cavalieri italiani… e naturalmente la sua famiglia, con i figli Alessandra e Luca ugualmente coinvolti nella passione paterna: ecco il mondo di Mario Mencarelli in quanto uomo di cavalli. Un mondo in cui viene molto difficile pensare di non avere più la sua figura come uno dei possibili riferimenti: la sua competenza, la sua saggezza, la sua discrezione, la sua visione delle cose… risorse preziose per chiunque ne abbia beneficiato.