Brindisi, 25 febbraio 2020 – Voglia di sorridere? fatevi un giro via web sul sito “Maneggiare con cura” (sic!), dove tra tanti articoli e news interessanti legati alla riabilitazione equestre, agli interventi assistiti con il cavallo e alle attività ludico equestri c’è anche il simpatico blog di Maria Grazia Pispico, una scatenata ippofanatica con in più il valore aggiunto di essere (anche) nonna.
Una nonna molto giovane e sprint, come si nota guardandola sorridere tra un pony e un cavallo, una sessione di lavoro alla longe e una di volteggio e stracoccole di scuderia: e che ha cominciato a raccontare ai suoi nipotini (due, per adesso) i suoi ricordi legati ai cavalli, quelli di quando era piccola come loro.
Gustosi e piacevoli da leggere, messi in evidenza da una grafica deliziosa e divertente: qui trovate il sito, frutto di una collaborazione tutta rosa tra Maria Grazia, Emanuela Notarpietro che cura la grafica e Lorella Esposito.
Di seguito il primo dei capitoli di questa nuova avventura di una….nonna sprint!
Diario di una nonna sprint -capitolo 1
C’era una volta… (dai nonna racconta!)
Una storia da raccontare, di una piccola bimba che amava sognare..
Lei si vedeva sopra un cavallo in mezzo ai campi a galoppare..
Un giorno chiese: “signor Gaetano! Un giro per me sul tuo bianco cavallo!” “no signorina in giro per il paese a lavorare non mi posso permettere di farti sognare..”
E poi di nuovo, testarda ci riprovò
Questa volta dal signor Vito andò.
Sotto gli ulivi il suo cavallo arava ma di farla salire non se ne parlava.. “Sopra l’aratro se vuoi, ma in groppa al cavallo non puoi!”…….
Lei però non chiuse il suo sogno dentro il cassetto
Se lo portava ogni giorno stretto al suo petto… ❤
“Dimmi nonna ma come fini’?”
Eh…gioia la bimba e’ cresciuta…
Ed eccoci qui😘
(Maria Grazia Pispico©)
Come nascono le storie di una nonna sprint?
Le storie nascono cosi, quasi per caso. Un giorno cominci a pensare alla tua vita e i ricordi iniziano ad apparire e, come in un puzzle, si incastrano alla perfezione e ne nasce un bellissimo quadro.
Ogni tanto me la rileggo questa filastrocca che ho scritto un po’ di anni fa, specialmente quando mi parte lo scoraggiamento.
Quando dimentico le origini, la bambina che dorme in un cantuccio dentro di me.
Fu cosi che inizio’ la mia storia d’amore con i cavalli, questi animali imponenti e affascinanti.
Non un cane, né un gatto.
Sognavo un cavallo ed io libera che galoppavo nelle campagne.
All’asilo proprio non mi piaceva andare: troppo pulita, troppo ordinata, troppo seduta…
I giochi erano finti, la maestra era una donna austera, vestita di scuro, che portava delle strane scarpe tipo stivaletto, di cui una aveva un enorme rialzo.
Ci sono andata due giorni, al terzo mi sono piantata sulla vespa di mio padre e me ne sono andata in campagna.
La terra, i vermi, i serpenti, gli uccelli le piante, sono stati il mio asilo.
Maria Montessori lo aveva detto molti anni prima e ora viene ribadito come metodo di insegnamento doc.
Io lo mettevo in pratica da autodidatta per necessita’.
Mia madre lavorava a giornata in campagna, all’asilo non ci volevo tornare e io me ne andavo con mio padre che coltivava le sue terre e mi insegnava cantando “Oh bella ciao!”
Fosse stato oggi avrebbero chiamato le assistenti sociali, con tutto l’ambaraba’ che ne consegue.
Fu proprio in una di queste giornate che incontrai lui, “c’era una volta” il famoso destriero che popolo’ i miei sogni di ragazzina.
Ma il suo incontro merita una storia a parte che vi racconterò la prossima volta!