Oristano, 13 giugno 2022 – Sono gli arabi dell’Endurance ad averlo cominciato a chiamare così: la Leggenda.
Ma Maurizio Muntoni, titolare con Anna Teresa Vincentelli della Società agricola del Ma di Santa Teresa di Gallura, lo aveva battezzato Nopoli.
“Era il nome di un bravissimo cavallo Anglo Arabo che montavo nelle gare di Trek» ricorda Muntoni, «non aveva paura di niente. Nel 2006 per noi era la volta dei nomi con la ‘N’ così l’ho ricordato dando il suo nome a quel bel puledro. Era figlio di Urania, una bella cavalla Purosangue Araba nata in Sardegna e di Tidjani, stallone PSA di una importante linea francese“.
Prometteva bene sin da piccolo?
“Sì, ma a 4 mesi ha cominciato a zoppicare. Abbiamo chiamato Mauro Ardu, il nostro veterinario che lo ha visitato. Ma c’erano da fare altre lastre, così abbiamo imbarcato fattrice e puledro e lo abbiamo portato in clinica a Perugia“.
Doveva già credere molto in quel puledrino, evidentemente.
“Io credo a tutti i puledri: per allevarli ci vogliono passione e amore, se no nemmeno si fanno. Nopoli comunque aveva una lesione del menisco. Il suo futuro agonistico era in forse ma essendo un puledro poteva anche mettersi a posto. Così l’ho tenuto un anno chiuso per far si che guarisse bene“.
Non deve essere stato facile, un puledro così giovane e con tanto sangue!…
“Ma intanto così l’ho domato, però quando usciva per andare da un box all’altro volava, letteralmente. Fortunatamente tutto andò bene, a 2 anni era pronto per debuttare: ma sono venuti gli arabi, l’hanno visto e l’hanno comprato subito“.
Aveva fatto una buona impressione, evidentemente.
“Sì, poi c’era anche un suo fratello pieno di due anni più grande che già stava facendo buoni risultati. Nopoli ha cominciato così a fare le qualifiche in Endurance e subito è andato bene. Ha fatto tutta la sua trafila negli Emirati Arabi Uniti vincendo le gare più importanti, lì e in Europa e nel resto del mondo. É diventato una leggenda, solo un cavallo veramente forte può fare una 160 nel deserto alla velocità di 30 km all’ora“.
Non lo ha più visto dopo averlo venduto?
“Come no? L’ho seguito sempre nelle gare importanti, è la mia soddisfazione più grande vedere un mio cavallo andare bene. E’ una sensazione importante per chi alleva. Noi abbiamo 70 cavalli, ma a non li perdiamo mai di vista. Anche se l’ho venduto è sempre un cavallo per cui ho fatto sacrifici: e per allevare bene ci vuole tanta passione, e crederci sempre“.
Cosa vuol dire allevare bene?
“Significa cominciare documentandosi sulle linee di sangue, permettere a ogni puledro di mangiare la propria razione, ognuno nel suo box. Lasciandoli tutti insieme al pascolo non mangiano tutti uguali, il più forte prende anche quello dei più timidi. Invece tutti mangiano la loro razione corretta, e crescono bene tutti quanti. Qui sta la differenza. Bisogna dare loro mangime, calcio, attenzioni, visite continue. Quando lo segui sempre in questo modo il puledro non ha paura, perché tu vai, lo tocchi, lo accarezzi: anche loro hanno bisogno di questo affetto”.
Dov’è adesso Nopoli del Ma?
“Tre anni fa ha avuto un brutto incidente e lo hanno ritirato dalle corse: ora ha un box tutto per lui, con un bellissimo paddock dove può muoversi come e quanto vuole. E’ trattato veramente come un re: l’anno scorso non sono andato a trovarlo per via del Covid, ma questo è il primo viaggio che farò appena potremo muoverci di nuovo”.
Ha detto che lei crede sempre in tutti i suoi cavalli: una questione di fiducia.
“Sì, avere un buon rapporto di fiducia è molto importante. Con i puledri, con il veterinario, il maniscalco, con chiunque collabori con noi: la fiducia è fondamentale. Perché la nostra è una vita di sacrifici, non esistono il Natale la Pasqua o le vacanze, bisogna avere tanta pazienza e accudirli quotidianamente: ma con una buona squadra ci si riesce, ed è così che arrivano le soddisfazioni più grandi. Per tutti: perché Nopoli del Ma è l’ambasciatore di tutto l’allevamento sardo”.