Wellington, 8 luglio 2019 – Una galoppata di cavalli ingualdrappati, cavalieri con bandiere che garriscono al vento e mantelli svolazzanti sul perimetro di un verdissimo campo all’interno di uno stadio: che sia l’incubo dei green-keeper di uno stadio calcistico italiano, magari quello di San Siro che vista la relativa contiguità della struttura dedicata al foot-ball con le scuderie dell’ippica potrebbe anche temere una qualche azione di forza dei vicini dediti al galoppo, una volta che volessero attirare l’attenzione sui loro casi in modo un po’ originale?
Ma no, ovviamente non si tratta di calcio, figurarsi se qui da noi si corre il rischio di rovinare una zolla del Sacro Suolo dello sport nazionale con un cavallo non diciamo al galoppo, ma nemmeno al passo: si tratta di rugby e più precisamente, del rugby neozelandese.
Il team dei Crusaders infatti, che ha sede nella città di Christchurch e rappresenta le province di Canterbury, Tasmania, South Canterbury, Buller, Mid-Canterbury e West Coast, ha come tradizione ormai da 22 anni di vedere animata da una frotta di cavalieri al galoppo l’attesa di ogni incontro in casa o particolarmente importante, come ad esempio una finale di campionato.
I cavalieri a volte sono vestiti con un costume medioevale, in altri casi semplicemente portano su gualdrappe e bandiere i colori delle sei province che compongono l’unione e quelli dei Crusaders (in italiano crociati), rosso e nero: ma tò, come quelli del Milan.
Metti caso che l’idea piaccia ai dirigenti del Diavolo…sarebbe carino, no?
Qui il sito dei Crusaders con la citazione dei loro Horsemen, che hanno da poco ricominciato a galoppare per sostenere i loro giocatori dopo tre mesi di assenza in seguito all’attacco alla moschea di Christchurch e sono al momento nel bel mezzo di una discussione sociale: devono o non devono cambiare il loro nome e il loro simbolo (un crociato con elmo e spada sguainata), ritenuto poco rispettoso dei cittadini di fede islamica?
Ai Kiwi l’ardua sentenza.