Bologna, 7 luglio 2017 – Sull’argomento dell‘Organo di Vigilanza Fise e lo strumento delle denunce anonime ero intervenuta pubblicamente in data 3 luglio 2017, subito dopo la pubblicazione della notizia sul sito della Federazione Italiana Sport Equestri.
Di seguito pubblichiamo la replica del Segretario Generale della Fise, Simone Perillo con un ulteriore mio commento in qualità di Direttore Responsabile di Cavallo Magazine:
- da Simone Perrilllo:
Gentile signora Ayres,
abbiamo letto il suo editoriale relativo all’istituzione in FISE di un Organismo di Vigilanza.
Ci preme sottolineare che il contenuto della relativa delibera rispecchia fedelmente le disposizioni di una legge in vigore nel nostro Paese (Decreto Legislativo 231/2001).
Le leggi vanno rispettate da tutti, soprattutto da un ente come la FISE che è equiparata a una Amministrazione Pubblica.
Le saremmo grati se volesse comunicare ai suoi lettori quanto sopra precisato.
Cordialmente
Simone Perillo
Segretario Generale
- La mia replica:
Gentile signor Perillo,
Cavallo Magazine e io, quale persona che ha firmato il commento in merito Organismo di Vigilanza, siamo lieti di pubblicare la sua lecita richiesta di puntualizzazione. Mi rendo conto che la Federazione, che come cortesemente evidenzia è equiparata a una Amministrazione Pubblica, ha il preciso dovere di ottemperare alle richieste e all’applicazione delle leggi dello Stato (Decreto Legislativo 231/2001).
Ciò non toglie che conoscendo approfonditamente le caratteristiche del mondo dei cavalli, rimango dell’idea che l’anonimato possa facilmente trasformarsi in una pericolosa arma a doppio taglio e non promuova la cultura dell’assunzione di responsabilità.
La Fise ha l’obbligo di predisporre la tutela dell’anonimato così come prevista nei termini di legge dal D. lgs. 196/2003 ma non si può fare a meno di pensare come tale applicazione potrà portare a derive onerose dal punto di vista del controllo delle denunce stesse.
Fermo restando che la Fise non ha alcuna responsabilità ma si limita ad applicare delle leggi, rimane inesplicabile come il carattere delle denunce possa essere così radicalmente diverso a seconda dei casi: se vado dai carabinieri a denunciare un reato devo mettere nero su bianco il mio nome.
In questo caso il D. lgs. 196/2003 non si applica?
Questo è un tema che esula dai compiti/doveri della Federazione ma dovrebbe far riflettere i tesserati in qualità di cittadini.
Cordialmente,
Liana Ayres
Direttore Responsabile di Cavallo Magazine