Bucarest, 10 gennaio 2024 – Oramai è un appuntamento fisso.
Quello con le foto che arrivano da Pietrosani, in Romania, dopo ogni 6 gennaio: dove regnano incontrastati i cavalli.
Che vengono portati alla benedizione il giorno dell’Epifania in questo villaggio vicino a Bucarest, a chiusura delle festività natalizie.
Terminato il rito religioso cavalli, cavalieri e attacchi vengono accompagnati dagli amici a piedi fuori dal villaggio: lì si terrà una corsa, per chiudere in bellezza la giornata.
La maggior parte dei cavalieri partecipa montando a pelo.
Chissà se torneremo a vedere le corse di Pietrosani in mezzo alla neve…è dal 2017 che non succede.
Il cambiamento climatico lo sentiremo nominare sempre più spesso, facciamocene una ragione: perché una ragione c’è.
Da notare i fiocchi di lana rossi che decorano le testiere di quest due cavalli: il rosso porta sempre bene, non ci sono confini al suo significato scaccia-demoni.
“Nel 1860, c’erano 506.104 cavalli registrati in Romania; nel 1873 erano 426.859, cioè una densità di 2 cavalli per 50 ettari di terreno, inferiore a quella di Francia e Inghilterra. Essenzialmente, sono cavalli piccoli, vivaci, resistenti alla fatica e con poche pretese. Il loro allevamento avviene all’aperto nei prati fino alla prima nevicata, poi rientrano nelle stalle e mangiano paglia e fieno fino alla primavera.
Le politiche comuniste degli anni ’50 e ’60 tentarono di ridurre il numero di cavalli nel paese in nome della modernizzazione.
Secondo la testimonianza di William Blacker, per tutti gli anni ’90 la Romania era sicuramente il paese in Europa con la più alta densità di cavalli, nonostante la politica comunista esortasse i contadini a sbarazzarsene al macello”, da Wikipedia